Ademollo Carlo *

ADEMOLLO CARLO
Firenze 1824 - 1911
Nipote di Luigi, dal 1838 frequentò l’Accademia fiorentina; avviato da G. Bezzuoli alla pittura di storia, già agli esordi, nel 1848 se ne allontanava preferendo i soggetti di costume contemporaneo e i paesaggi dal vero. Nel 1849 inviò alla Promotrice fiorentina Artisti in campagna, un quadro oggi disperso, che potrebbe costituire un prezioso riferimento cronologico per la conoscenza dello sviluppo della pittura di paesaggio in Toscana. Già agli inizi degli anni ’50 aveva raggiunto una discreta notorietà come pittore di scene di genere: i dipinti presentati alle Promotrici del 1850 (Lo zio che racconta la novella), del 1851 (Riposo di cacciatori), del 1852 (Cane da caccia e La vedova dell’artigiano) e del 1853 (Venditore di caccia e Vagabondo con la sua famiglia) furono apprezzati per l’accurato e vivace descrittivismo e per la natura edificante del messaggio. Nel 1852 fu tra i frequentatori del Caffè MIchelangiolo e partecipò con una scena della Disfida di Barletta alla decorazione della famosa saletta riservata agli artisti. Dal 1854 iniziò la consuetudine di recarsi a dipingere in Chianti, in quel sodalizio di pittori che prese il nome di Scuola di Staggia: una ripresa di quei paesaggi doveva essere nell’Antico castello di Gaville in Toscana, esposto a Genova nel 1854. Nelle opere presentate in questi anni Ademollo mantenne la preferenza per i soggetti esemplati o edificanti come Orfano e benefattrice (Firenze 1854), Arte e Libertà (Genova 1855) Il pentimento del traviato (Genova 1856), o per temi cari cari al Romanticismo storico come nelcaso di Pia de’ Tolomei condotta in Maremma (Firenze 1856), Dante nel monastero di Pontecorvo a Fonte Avellana (Firenze 1857) e l’Arresto di Jacopo de’ Pazzi sulle Alpi di San Benedetto (Firenze 1859). Non tralasciò il paesaggio: Paesaggio con la grotta del Romito (Firenze 1855), Una mandria in riposo (Firenze 1856), Motivo dal vero presso Antignano (Genova 1858), Le Alpi di S. Benedetto nella Romagna toscana (Milano 1859), Veduta di Firenze (Firenze 1860). Nel 1859 partecipò come volontario alla campagna militare e poté trarre studi dal vero dei luoghi delle battaglie di San Martino e Solferino: da La posizione di Solferino dal lato del Camposanto (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) e da La Controcania di S. Martino dopo la battaglia (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) ebbe origine la grande tela della Battaglia di S. Martino (1862, Firenze, Museo del Risorgimento) allogatagli dopo la partecipazione al concorso Ricasoli; dalla campagna militare riportò anche gli spunti che dettero vita alla trilogia dell’Anna Cuminello (1859, Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti; Arezzo Museo Medievale e Moderno), al Pasquale Cova (1861, Firenze, Museo del Risorgimento) e alla Morte di Ernesto Cairoli alla battaglia di Varese (1862, Pavia, Museo Civico). E’ quella dell’Ademollo una pittura dalla felice resa drammatica e di sicuro successo, come nell’Ugo Bassi davanti al Consiglio Statario (Bologna, Museo del Risorgimento) o nel Mastino che salva un bambino dalle acque dell’Arno (replica a Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti), opere che d’altro canto apparivano ancorate a una scelta formale ormai superata dalle nuove tendenze della pittura realista. A tale scelta peraltro l’artista restò fedele anche nella produzione successiva, in gran parte legata ai temi risorgimentali (La Breccia di Porta Pia, Eccidio della famiglia Tavani Arquati, Milano, Museo del Risorgimento).
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