De Min Giovanni *

DE MIN GIOVANNI
Belluno 1786 - Tarzo (Treviso) 1859
Allievo del pittore bellunese L. Sergnano e in seguito dell'incisore P. Filippi, dal 1803 studiò insieme a F. Hayez presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di L. Querena e T. Matteini. Grazie all'appoggio di L. Cicognara ottenne nel 1809 il pensionato artistico per recarsi a Roma, dove frequentò assiduamente lo studio di A. Canova e la cerchia dei Nazareni. Di quel periodo sono rimasti due soli dipinti, inviati come saggi all’Accademia di Venezia (Ajace, 1812, Belluno, Museo Civico; Ercole al bivio tra il Vizio e la Virtù, 1813, Venezia, Intendenza di Finanza). Fondamentali nella sua formazione furono la collaborazione come disegnatore alla Storia della scultura di Cicognara, che gli consentì lo studio approfondito dell’arte medievale e rinascimentale, e l’intervento nella decorazione della galleria Chiaramonti dei Musei Vaticani (Pittura rimessa in onore, lunetta). Durante il soggiorno romano ritornò più volte a Venezia per eseguire decorazioni a fresco in case patrizie (1814-1816). Nel 1817 vi fu chiamato, insieme a Hayez, per partecipare con il dipinto la Regina di Saba (perduto) alla decorazione delle stanze dell’imperatrice Carolina Augusta. In seguito si dedicò quasi esclusivamente alla decorazione, soprattutto in area padovana, dove la sua fama si consolidò maggiormente con cicli decorativi di soggetto mitologico, nei quali espresse una personale interpretazione del repertorio neoclassico, di cifra nazarena ma intessuta di spunti eclettici (Palazzi Papafava, 1818; Treves, 1822; Rusconi Sacerdoti, 1824; Gaudio, 1825; Revedin, 1828; Rossi Moschini, 1830). L’esito negativo dell’unico dipinto di soggetto storico da lui eseguito, L'eccidio di Alberico da Romano (disperso), inviato nel 1825 all’Esposizione dell’Accademia di Venezia, lo convinse ad abbandonare il Veneto per Milano dove, sebbene accolto benevolmente dalla committenza aristocratica, non ottenne il consenso sperato. Rientrato a Belluno, dove godeva invece di una fama ormai consolidata, si assicurò numerosissime commissioni per soggetti sacri e profani inaugurando, con gli affreschi eseguiti nel 1829 nel Palazzo Municipale di Belluno (La pace tra il vescovo Giovanni e i Veneziani e L'assalto di Ezzelino), un filone storico ispirato al recupero della tradizione cinquecentesca locale. A questo intervento ne seguirono molti altri in area bellunese e trevigiana, fra cui quello eseguito nel palazzo sansoviniano di Ceneda, L'apoteosi dell'imperatore Ferdinando I (1841-1844), il più prestigioso e impegnativo.
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