"La circolazione valorizza il patrimonio"

On 29 June 2015

Di Marilena Pirrelli, da Il Sole 24 Ore, 27 giugno 2015

 

La revisione delle regole della circolazione dell'arte in Italia, condivisa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri dal vertice den Mibact, promossa dal gruppo d'interesse Apollo 2, è alle ultime battute. Giuseppe Calabi, in rappresentanza delle case d'asta internazionali, delle associazioni delle case d'asta nazionali, degli antiquari, dei galleristi d'arte moderna e contemporanea, dei librai antiquari e degli operatori della logistica, spiega come verranno modificate le regole normate dalla circolazione del ministero della Pubblica Istruzione del 1974 e da alcuni articoli del Codice dei Beni culturali. Quali i punti, del dettaglio, della riforma della libera circolazione? La riforma punta alla razionalizzazion e semplificazione della normativa, senza compromettere la funzione della tutela del patrimonio artistico consacrata nell'art. 9 della Costituzione. Quattro i punti cardinali della riforma: 1. Allungamento della soglia temporale di rilevanza al fine della tutela da 50 anni a 100 anni; 2. Introduzione delle soglie di valore previste dal Regolamento (CE) n. 11672009 per le esportazioni fuori dal territorio Ue anche alle esportazioni dall'Italia, ma all'interno del territorio europeo. La disparità di trattamento è ingiustificata e crea svantaggio competitivo agli intermediari italiani rispetto ai colleghi europei. 3. Introduzione di un termine perentorio  per l'accoglienza o il diniego della richiesta di esportazione, previa iscrizione di un apposito fondo nel bilancio dello Stato; 4. Revisione dei criteri previsti dalla Circolare del 1974 per le esportazione ed estensione degli stessi criteri per le dichiarazioni di interesse culturale (c.d.notifica). Quali le soglie di valore? L'estenione delle soglie di valore previste dal Regolamento europeo consentirebbe l'uscita, sulla base di una semplice autocertificazione, di dipinti fino ad un valore di 150.000 euro e di libri e sculture, fino ad un valore di 50.000 euro. Nessuna soglia è prevista per i reperti archeolgici, per i manoscritti e gli archivi. Nessun rischio di "depauperamento" del patrimonio culturale italiano: le opere notificate non possono essere definitivamente esportate e per i reperti archeologici resterà integro il controllo, a prescindere dal valore economico. La riforma potrà modificare il mercato italiano dell'arte, in gran parte sommerso? La riforma potrà avviocinare il mercato italiano (che oggi rappresenta una quota irrisoria del mercato mondiale, inferiore all'1%) a mercati più evoluti (es.Londra, Parigi, New York), dove le opere di artisti italiani (soprattutto di arte moderna e contemporanea) sono negoziate a valori decisamente più alti rispetto a quelli che potrebbero essere realizzati in Italia. Perché non attrarre questo valore all'interno dei confini italiani? La riforma mette a repentaglio l'integrità del nostro patrimonio? La funzione di tutela e il controllo dello Stato restano impregiudicati. La riforma avrà come effetto quello di disingolfare gli Uffici Esportazione, oggi sommersi di richieste di esportazione. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi di tutelare le opere veramente importanti, non quelle minori, di valore economico o storico spesso insignificante. Lo Stato dovrebbe occuparsi di controllare (ed inibire l'esportazione) di opere "appartenenti" al patrimonio culturale italiano e non di opere che accidentalmente si trovino sul suo territorio, ma provenienti da altri paesi o realizzate da artisti che nulla hanno a che fare con la cultura e la stori dell'arte italiana. Diversi i casi esemplari-che hanno dato origine a contenziosi costosi conclusi a sfavoe dell'Amministrazion-quali quello di una commode francese dell'epoca di Luigi XV originariamente collocata a Versailles, bloccata all'esportazione in Italia e -solo a seguito di un lungo procedimento amministrativo- restituita dal suo legittimo proprietario al Museo di Versailles. O il caso, tutt'ora pendente, di un dipinto giovanile di Dalì, bloccato all'esportazione, sulla base di una supposta "ispirazione" dell'artista spagnolo alla corrente artistica italiana "Valori Plastici". Ma l'arte italiana non ha ispirato artisti di tutto il mondo? Se la risposta è positiva, è evidente che il sistema della tutela può portare al paradosso per cui lo Stato italiano, volendo controllare tutto, non controlla niente, come ha evidenziato una nota sentenza del TAR Lazio del 21 dicembre 2011, n. 2659. La riforma produrrà benefici per la valorizzazione del nostro patrimonio? La riforma permetterà alle opere degli artisti italiani moderni e contemporanei di circolare più liberamene all'estero, di essere più conosciute e valorizzate e di entrare in modo più significativo e rappresentativo nelle collezioni e nei musei internazionali. Chi si avvantaggerà? La riforma produrrà vantaggi a cascata: a favore dei collezionisti , degli intermediari e di tutto l'indotto del mercato dell'arte, degli artisti e del sistema che si regge sul binomio tutela-valorizzazione che fonda il nostro ordinamento.

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