Dictionary of Artists

 

To meet the requirement of scholars, art dealers, collectors or simple amateurs of having a quick and effective tool at their disposal to satisfy the various exigencies connected with the world of art, first of all the in-depth analysis of the work of painters, sculptors, engravers, photographers, etc., the "Dictionary of artists" puts itself up as an annotated list of names, sometimes accompanied, if marked by an asterisk, by a biography and by some signature examples.

Each artist is matched with a series of index cards regarding the works registered in the Data Bank of the Matteucci Institute, which can be issued on request.

The biographies are taken from the Dizionario degli artisti edited by Cristina Bonagura, integral part of the work Pittori & pittura dell'Ottocento italiano (1996-1997), coordinated by Giuliano Matteucci with the cooperation of Paul Nicholls and realized by the Redazioni Grandi Opere of the "Istituto Geografico De Agostini", to whom the Matteucci Institute expresses its sincere thanks for authorizing the circulation of the texts on line.

 

Fabris Domenico*

FABRIS DOMENICO
Osoppo (Udine) 1814 - 1901
Figlio del pittore dilettante Silvestro, è stato spesso confuso con l'omonimo incisore friulano. Al periodo degli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia risale la sua prima opera, Saul ammansito dall'arpa di David (perduto). Ritornato in Friuli, acquisì fama grazie a una feconda attività di frescante: decorò chiese, palazzi e teatri nella sua regione, in Austria e in Slovenia, con complesse composizioni accademiche, ravvivate da un colorismo di tradizione cinquecentesca (chiesa di San Rocco a Osoppo, 1845-1847; Parrocchiale di Postumia, 1849). Negli anni '50 operò a Udine, a Palazzo Mangilli (Irene di Spilimbergo alla scuola di Tiziano, 1852), nel teatro Sociale (Scene della vita della donna, 1852-1853, affreschi perduti) e nel Palazzo Arcivescovile (La missione di sant'Ermacora, 1859). A Gemona lasciò sue opere nel Duomo (Dottori della Chiesa, 1854) e nel teatro Sociale (Le Arti, 1867, perdute). Negli affreschi dedicati alla Vita di S. Pasquale Baylon (1866- 1867), nella cappella gentilizia di P. Revoltella a Trieste, diede prova di conversione alle più schiette forme puriste. Una delle ultime opere fu la decorazione della Parrocchiale di Carlino presso Codroipo (1887-1891).
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