Benvenuti Pietro *

BENVENUTI PIETRO
Arezzo 1769 - Firenze 1844
Allievo di G. Piattoli e P. Petroni all’Accademia di Firenze, dal 1792 al 1804 fu a Roma, dove strinse amicizia con V. Camuccini e con lo scultore danese B. Thorvaldsen. Nel 1794 dipinse Il martino di San Donato per il Duomo di Arezzo, in forme ancora legate alla cultura settecentesca, mentre nella Giuditta del 1803 (Arezzo, Duomo) mostrava di aver risentito del Classicismo davidiano del Camuccini. Accanto ai soggetti devozionali, Benvenuti prese a dedicarsi ai temi mitologici e letterari come nel Cefalo e Procri realizzato nei primi anni del secolo (Venezia, Pinacoteca Manfrediniana del Seminario). Nello stesso anno fu nominato accademico di San Luca e chiamato alla cattedra di pittura dell'Accademia fiorentina, divenendone poco dopo direttore. Pittore della corte toscana durante la reggenza di Elisa Baciocchi, nel 1812 dipinse il Ritratto di Elisa Baciocchi fra gli artisti (Parigi, Louvre) e, per Napoleone, il Giuramento dei Sassoni (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). Nello stesso tempo assolse alle numerose commissioni private di quadri di soggetto storico e religioso e di ritratti (Il barone e la baronessa Shubart, castello di Holsteimborg). A Parigi, dove nel 1809 aveva potuto conoscere J. L. David, l’artista tornò nel 1816 allo scopo di recuperare le opere d’arte sequestrate da Napoleone. A partire dal 1817 iniziò a occuparsi della decorazione di Palazzo Pitti promossa dai Lorena (affreschi con le Storie di Ercole, ultimati nel 1829): il linguaggio rigorosamente strutturato, riferimento basilare per lo sviluppo del Neoclassicismo non solo toscano, e che aveva trovato la misura conveniente per esprimere la politica culturale della corte napoleonica, nelle sontuose decorazioni della sala di Ercole si arricchiva cromaticamente accogliendo in modo più libero i modelli cinque-secente-schi. Ma nel 1836 gli affreschi nella cupola della cappella dei Principi con Storie dall'Antico e dal Nuovo Testamento in forme dichiaratamente neoclassiche furono poco apprezzati da un ambiente culturale ormai rinnovato. Tenacemente fedele a uno stile ormai al tramonto, Benvenuti mantenne una posizione di intransigenza verso le istanze romantiche, sia nell’attività pittorica (L'ultima comunione di San Ferdinando di Castiglia, 1836, Napoli, San Francesco di Paola) sia nell’operato accademico.
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