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Degli Avancini Giustiniano*

DEGLI AVANCINI GIUSTINIANO
Levico (Trento) 1807 – Venezia 1843
Avviato dalla famiglia agli studi di giurisprudenza, nella prima metà degli anni ’20 si trasferì a Padova. Accostatosi al bellunese G. De Min, allora impegnato nella decorazione di palazzi padovani, fu da questi guidato e incoraggiato ad abbandonare nel 1826 il Veneto alla volta di Milano. L’artista si era già fatto conoscere nel 1825 con un dipinto storico, Incontro dell’arciduca Ferdinando con Giuseppina Welser (Innsbruck, Museo Cantonale del Tirolo), tema che illustrò anche in una novella, pubblicata lo stesso anno. A Milano il giovane ebbe modo di perfezionarsi sotto la guida di P. Palagi. All’inizio degli anni ’30 si trasferì a Roma da dove, nel 1833, inviò al paese d’origine una pala destinata alla Parrocchiale. Il periodo romano fu ricco di rapporti con artisti italiani, quali V. Camuccini, F. Podesti, I. Fraccaroli, e stranieri, come J. A. D. Ingres, E. Delacroix, P. Cornelius. Queste frequentazioni spinsero l’artista, dopo il 1835, a viaggiare in Eu-ropa: raggiunse Cornelius a Monaco e dopo essere stato a Parigi e a Londra, visitò altre città tedesche e austriache, per tornare infine in Italia e stabilire la propria residenza a Venezia. Dopo la morte, le opere trovate nello studio veneziano furono trasferite nella casa natale, a Levico, e sistemate in un tempietto eretto a sua memoria. Nel Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto sono conservati fra l’altro Cristoforo Colombo e suo figlio Diego, del 1834, Il Levita di Efraim, del 1839, e Nello studio del pittore.

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