Paparo Emanuele*
PAPARO EMANUELE
Monteleone (Catanzaro) 1779 - 1828
Studiò a Napoli e in seguito a Roma dove, fra il 1806 e il 1808, fu allievo di V. Camuccini. Verso il 1815 tornò in patria ed eseguì per le chiese locali un cospicuo numero di opere devozionali, nelle quali si avverte il riferimento alla lezione classicista del maestro (La cena del Redentore). Le fonti ricordano anche la sua attività di ritrattista, sorretta da un'attenta perizia disegnativa (Autoritratto, 1815; Ritratto di Fortunato Morani, 1820). Sue opere comparvero alla I Mostra d’Arte Calabrese, nel 1912.
Papafava Luigi*
PAPAFAVA LUIGI
Padova 1838 - 1908
Formatosi sotto la guida di V. Gazzotto a Padova, praticò soprattutto la pittura di genere e il ritratto, oltre a dedicarsi a una fortunata attività di restauratore di dipinti e di affreschi. Patriota impegnato e legato agli ambienti risorgimentali, circoscrisse l’esercizio della sua attività artistica alla città natale (Il lustrascarpe, Veduta di Brendola, Padova, Museo Civico), anche se fu presente a varie mostre italiane. Nel 1869 esordì a Padova, esponendo alcuni ritratti e un Episodio del Diluvio Universale; successivamente inviò opere a Venezia (1881, Il merendino), ancora a Padova (1883, Venditore di capre, Mendicante arabo, Odalisca, Dul-camara), a Torino (1884, I primi passi, Venditore di capre aI vecchio mercato) e a Firenze (1890, La bozzetta dell'ogio, Inverno; 1908, Partita a briscola). Nel 1871 realizzò la pala d'altare con San Giuseppe per la chiesa di San Salvatore a Camin (Padova).
Papa Ercole*
PAPA ERCOLE
Attivo a Napoli nella seconda metà del XIX secolo
Formatosi all’Accademia di Napoli, si specializzò nella pittura di paesaggio, spesso arricchita da figure. Fu presente alle mostre borboniche nel 1855, con Eremo dei Monaci Trinitari, e nel 1859, con Paesaggio di composizione (Scena tratta dall’Ariosto). Espose ancora nel 1863 alla Promotrice partenopea e nel 1872 a Milano, dove inviò La perlustrazione e Una campagna meridionale. Fu anche ritrattista.
Paoloni Tobia*
PAOLONI TOBIA
Lapedona (Ascoli Piceno) 1852 - 1932
Sono poche le notizie su questo artista, che fu attivo nella provincia marchigiana con dipinti di soggetto religioso: pale d'altare (San Gaetano, chiesa di San Rocco, Fermo; Le anime purganti, parrocchiale di Lapedona) e affreschi (Santa Caterina, Stefano e Vincenzo, collegiata di Monterubbiano). Nel 1905 presentò all'Esposizione Marchigiana di Macerata una Madonna e un Ritratto di bambina.
Paoletti Pietro*
PAOLETTI PIETRO
Belluno 1801 - 1847
Nella città natale apprese la pittura dal padre Luigi e da A. Federici, cogliendo anche l'opportunità di studiare e copiare i Primitivi veneti appartenenti alla ricca collezione di M. Pagani. A Venezia, dove si trasferì per frequentare l'Accademia di Belle Arti, conobbe G. De Min; ne divenne ben presto l'assistente e cominciò a seguirlo nei suoi spostamenti per il Veneto. Nel 1826 realizzò la prima importante commissione con gli affreschi per la Villa di G. A. de' Manzoni ad Agordo (Belluno), notevoli per la scelta del tema letterario ariostesco, di gusto romantico (Ratto di Doralice e Duello fra Ruggero e Rodomonte). Nel 1827 seguì De Min a Roma e fu accolto nella cerchia di H. Vernet, ma mostrò una maggiore attenzione per l’esempio di V. Camuccini, che coniugò con il Classicismo purista di F. Coghetti e F. Podesti. Il suo successo professionale, confermato dagli affreschi di Palazzo Lucernari a Roma, della cattedrale di Rieti e dell’abbazia di Montecassino, si accrebbe con l’elezione al soglio pontificio del conterraneo Gregorio XVI, che gli commissionò una tela illustrante la Visita della Delegazione bellunese a Gregorio XVI (1831-1834, Belluno, seminario Gregoriano). Fra il 1836 e il 1842 affrescò nella romana Villa Torlonia le Storie di Telemaco, oltre a soggetti mitologici come Galatea e Ila e le ninfe, e a una serie di Uomini illustri nella “Camera de’ poeti ed artisti italiani”0. Da allora alternò la permanenza a Roma con frequenti ritorni in patria per soddisfare vari incarichi, come le decorazioni della Sala Ercolanea del Caffè Pedrocchi di Padova (1842) o della chiesa di Santa Maria Formosa a Venezia (1845-1846, perdute). Anche nella pittura da cavalletto ebbe occasione di mostrare la sua predilezione per i temi legati alla letteratura, come nei casi della petrarchesca Laura che esce dal bagno (1829, Padova, Museo Civico) o di Naufragio della famiglia del Balzo (esposto a Roma nel 1837) e di Tasso fuggiasco che visita la sorella a Sorrento (esposto a Milano nel 1842). Fra i ritratti vanno ricordati quello di G. A. de' Manzoni (coll. privata) e di A. Doglioni (Belluno, Museo Civico).
Panti Giovanni*
PANTI GIOVANNI
Attivo a Perugia nella seconda metà del XIX secolo
Formatosi all'Accademia perugina di Belle Arti sotto la guida di S. Valeri, si dedicò a una feconda pratica decorativa, collaborando a Perugia con M. Piervittori (chiesa del Carmine, insieme con V. Baldini; Palazzo della Provincia, 1873) e con D. Bruschi (basilica di San Pietro, 1857; Palazzo della Provincia, 1873). Suoi lavori di decorazione sono ricordati anche a Firenze (sinagoga) e a Villa Franchetti a Città di Castello (Perugia).
Panozzi Agostino*
PANOZZI AGOSTINO
Vicenza 1810 - Padova 1839
Nel 1827 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ottenne riconoscimenti per l’abilità nel trattare il nudo e la sapienza compositiva nel genere storico: la tela Morte di Archimede, esposta a Venezia nel 1834, fu apprezzata dal critico P. Chevalier. La morte prematura, preceduta da drammatiche condizioni di salute, gli impedì di sviluppare il talento già valutato dai contemporanei. Dopo la tavola rappresentante Sant'Antonio (1835, per il Duomo di Cologna Veneta, Verona), poté terminare solo le quarantaquattro Medaglie con ritratti della basilica mariana di Monte Berico (Vicenza).
Panissera Di Veglio Marcello*
PANISSERA DI VEGLIO MARCELLO
Torino 1830 - Roma 1893
Aristocratico di buona cultura, fu personaggio influente nell’ambiente artistico torinese della seconda metà dell’Ottocento, come presidente della Società Promotrice di Belle Arti (1866) e dell’Accademia Albertina (1869-1886), dove fra l’altro promosse nuovi corsi accademici e attivò la società “L'acquaforte”, colla- borando ai suoi Album. Pittore dilettante, apprese da E. Allason l'arte del paesaggio, che sviluppò con sensibilità naturalistica (Viale nel bosco, Prato con viottolo, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna). Espose al Circolo degli Artisti e alla Promotrice di Torino (1861, Presso la Stura; 1862, L'ora della quiete; 1863, In Val d'Andorno; 1866, Settembre; 1868, Corso di un fiume).
Panichi Giulia*
PANICHI GIULIA
Ascoli Piceno 1867 - 1952
Sul finire degli anni '80 fu allieva ad Ascoli di C. Mariani, il cui influsso fu determinante sia per lo stile e la composizione sia per l’impostazione narrativa e cromatica delle sue opere. Si perfezionò a Roma alla scuola di L. Seitz. Eseguì di preferenza paesaggi e ritratti di forte impronta veristica, prevalentemente a pastello, (Il Monte Vettore, Il vecchio cordaio, Autoritratto, Donna e ragazzo, Villa Panichi, Marino del Tronto), ma si dedicò anche alla pittura religiosa con opere di decorazione nella provincia (basilica di Sant’Emidio, 1884, Ascoli Piceno) e pale d’altare (Sacra Famiglia, cappella di Villa Seghetti, Castel di Lama).
Panario Santo*
PANARIO SANTO
Quarto (Genova) 1786 - Genova 1871
Fu allievo a Genova dell’Accademia Ligustica, dove espose con frequenza ritratti, miniature e quadri religiosi, che costituirono la sua produzione più nota. A questa affiancò in seguito la realizzazione di soggetti mitologici e di scene di genere, come rivelano i titoli delle opere presentate alle esposizioni della Promotrice genovese, dove fu presente dal 1851 al 1867. Lavorò spesso in collaborazione con il figlio Giovanni Battista, che fu suo allievo, come pure l’altro figlio, Alessandro. Raggiunse buona fama di ritrattista, con commissioni anche da parte dei Savoia e di diverse corti europee (suoi ritratti in miniatura, ad acquerello, matita e olio sono conservati presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Genova Nervi, mentre il Ritratto del marchese Antonio Brignole Sale si trova nel Museo degli Ospedali Civili di Genova). In alcune chiese genovesi sono collocate sue opere religiose le quali, diversamente dai ritratti orientati verso forme neoclassiche, rivelano la persistenza di modi tradizionali tardobarocchi.