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Grassi Giuseppe Serafino *

GRASSI GIUSEPPE SERAFINO
Torino 1863 - 1904
Ebbe una formazione accademica, compiuta alle scuole di E. Gamba e di A. Gastaldi, e seguì le lezioni di ornato di F. Mazzanti presso il Museo Industriale di Torino. Esordì a Torino nel 1883, alla Promotrice (La sentinella vigile), tornando con assiduità a esporre fino al 1903 anche al Circolo degli Artisti. Si fece apprezzare dai contemporanei per i soggetti di genere (1884, Fra idue litiganti; 1888, Distrazione volontaria, 1891, Gli eredi) e per i ritratti (1893, Ritratto di signora, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna). Dipinse anche paesaggi con vedute della Valle del Sangone, del Canavese e scorci della riviera ligure, spe-cialmente di Rapallo e di Loano (Scampagnata e mongolfiera, 1894, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna). Fu presente alle esposizioni nazionali di Torino nel 1884 e nel 1898 e a quella di Londra nel 1888.


Granet Francois Marius*

GRANET FRANCOIS MARIUS
Aix-en-Provence (Francia) 1775 - 1849
In compagnia dell'amico e mecenate A. Forbin, iniziò nel 1793 un soggiorno di studio a Parigi; nel 1802 giunse in Italia stabilendosi a Roma, dove risiedette quasi sempre fino al 1824. Nella capitale, pur stimolato dal contatto con l’ambiente artistico internazionale, riprese alcune tematiche che aveva elaborato già in precedenza, quelle rovine, quegli interni di chiostri e di conventi in cui la vita quotidiana dei religiosi rappresentata nella sua oggettività era guardata con spirito di intima partecipazione: fu un genere di immediato successo, definito appunto 'alla Granet’ (Coro dei Cappuccini, 1814). D’ispirazione affine erano i soggetti legati a episodi storici (Domenichino alla villa deI Cardinale Aldobrandini, 1820 o La morte di Poussin, 1834), dove l'evento narrativo era inserito in architetture grandiose. Vedute di monumenti e rovine classiche figurano anche nei numerosi paesaggi italiani (Aix-en-Pro-vence, Museo Granet). Raggiun-ta la notorietà tornò a Parigi, dove nel 1826 fu nominato conservatore del Louvre e più tardi conservatore di Versailles.


Grandi Francesco *

GRANDI FRANCESCO
Roma 1831 - 1886
Formatosi presso L. Venuti, da cui trasse una profonda conoscenza della pittura romana barocca, frequentò poi lo studio di T. Minardi e i corsi dell'Accademia di San Luca, che concluse nel 1852 con la vittoria al concorso Balestra (Castore e Polluce recano a Roma la notizia della disfatta dei Tarquini, Roma, Accademia di San Luca). Mentre era impegnato nella decorazione della chiesa del Bambin Gesù (Il bacio di Giuda, 1855; La flagellazione di Gesù, 1856; cupola della cappella Mat tei) iniziò un proficuo rapporto con l'architetto V. Vespignani, che lo chiamò come suo collaboratore in diverse occasioni: nell'allestimento dell’Arco di trionfo a Ponte Milvio, in occasione del ritorno di papa Pio IX (1857), e in varie opere al cimitero del Verano, a San Lorenzo fuori le Mura (Il martirio di S. Lorenzo e S. Lorenzo portato al sepolcro, 1868-1869, distrutti; studi preparatori a Roma, Accademia di San Luca e Galleria Nazionale d’Arte Moderna), a San Lorenzo in Damaso e a Santa Maria in Trastevere. Entrato presto nel novero degli artisti di Pio IX, lavorò nel cantiere della basilica di San Paolo fuori le Mura: qui realizzò due episodi della vita del santo (1860 ca.), fornì alcuni cartoni per i mosaici della Cronologia dei pontefici e le tempere per le vetrate (1872) e realizzò la decorazione della cappella del coro. Fu attivo soprattutto per la committenza ecclesiastica romana (San Giacomo degli Incurabili, Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi, San Carlo ai Catinari, San Marcello, Sant'Antonio dei Portoghesi, San Rocco, Sant’Omobono, SS. Giovanni e Paolo, San Giovanni in Laterano). Operò anche nel Duomo di Velletri e in quello di Vercelli. Accolse inoltre diverse commissioni laiche, come quelle per i teatri di Fano (sale e sipario, 1850), di Roma (teatro Argentina, sale, 1859- 1862; teatro Metastasio, sale) e di Dresda (sipario), e partecipò alla Galleria Shakespeariana e alla Galleria Dantesca di R. Gentilucci. L'artista si avvalse di elementi provenienti dal classicismo secentesco romano, felicemente in-nestati nel linguaggio accademico e purista; ma, come è evidente nella forte lumeggiatura dei bozzetti per San Lorenzo, accolse anche soluzioni diverse, pur mantenendosi estraneo alle correnti realiste della seconda metà del secolo e fedele a una classicità derivata dalla profonda comprensione della tecnica pittorica e delle regole compositive. A Roma, al Gabinetto Nazionale dei Disegni e delle Stampe, si conserva anche un album di vignette umoristiche, che mette in luce la sua versatilità.


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