Ghittoni Francesco *
GHITTONI FRANCESCO
Rizzolo (Piacenza) 1855 - Piacenza 1928
Studiò dal 1867 al 1879 presso il piacentino Istituto d'Arte Gazzola, dove seguì i corsi di L. Toncini e in seguito quelli di B. Pollinari. Appartengono a questi anni alcuni saggi, come Giovinetto che ripassa la lezione, Capraio, Ciabattino, Rigattiere (conservati a Piacenza, presso la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi e presso l'Istituto d’Arte Gazzola). Esordì alla Mostra Nazionale di Mlano del 1881 con due quadretti (San Martino e II medico di campagna) che preludono ai successivi modi della sua pittura, a rappresentazioni attente di piccoli gesti quotidiani (I figli di Ghittoni giocano con una bambola, 1888, Piacenza, Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi), che non scadono mai però in corrive formule di compiacimento realistico, grazie a un solido impianto e alla vena di malinconia che la attraversa (Ritratto della madre, 1881; Paesaggio sotto la neve, 1895 ca., entrambi a Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi). L’ispirazione, dai toni a volte patetici (Senza tetto, eseguito in differenti versioni, coll. privata), in alcune scene di intimità domestica rimanda alle atmosfere di S. Lega (L'onomastico del nonno, inviato all’Esposizione di Torino del 1884 accanto a La culla, La lezione, La puerpera); e nella stessa area macchiaiola si situano certi scorci della metà degli anni '80 (Recita della poesia, 1886 ca., coll. privata). Sensibile agli effetti luministici, predilesse una scansione spaziale per masse, rese attraverso una pennellata sintetica (Paesaggio con tronco in controluce, 1900 ca., Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi). Nei ritratti passò dalla naturalezza del Ritratto del conte Francesco Caraccioli (1890 ca., coll. privata) a inquadrature più ufficiali, come quella per il Ritratto della Contessa Marianna Petrucci Confalonieri (1891, Piacenza, collegio Morigi). Improntate a un verismo morelliano sono le opere di tema sacro (San Giovanni Battista, 1885, Parrocchiale di Santimento; Sant'Opilio, 1887, Piacenza, seminario vescovile), mentre è venata di suggestioni simboliste la tela Orazione nell'orto del Getsemani (chiesa di San Sepolcro, Piacenza). Dal 1903 fu conservatore del Museo Civico di Pia-cenza e dal 1911 titolare della cattedra di pittura presso l’Istituto d’Arte Gazzola.
Ghisolfi Enrico *
GHISOLFI ENRICO
Barolo (Cuneo) 1837 - Torino 1918
Allievo di E. Allason, risentì dell’influenza del Paesismo romantico del ginevrino E. Calame, ma si aggiornò nella direzione del Naturalismo francese e della Scuola di Rivara, sollecitato in particolare dall’opera dell'amico V. Avondo. Svolse un'intensa attività espositiva fra il 1860 e il 1917, presentando i suoi paesaggi a Torino (1875, Le sponde del Po; 1877, Torino, coll. privata), a Milano, a Genova, a Firenze e a Venezia. Negli anni '60 eseguì anche alcuni dipinti di soggetto popolare e contadino (Pan e sudor, esposto a Torino nel 1867). I suoi nitidi paesaggi, ripresi in Piemonte, in Lombardia e nella riviera ligure, sono di effetto chiaro e sereno, anche se talora appaiono impacciati dal rigore dalla semplificazione prospettica (Novembre, 1868; Bovini al pascolo, 1875; Marina con barche alla riva, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna). Dal 1869 fu membro attivo della società “L’Acquaforte” e prese parte alla vita sociale del Circolo degli Artisti torinese.



