Ferrari Giuseppe *
FERRARI GIUSEPPE
Roma 1840 ? - Rieti 1905
Studiò presso l'Accademia di San Luca a Roma, seguendo l'indirizzo del ritratto e del quadro di figura. Compì viaggi in Terra Santa, in Tunisia e Algeria, dai quali riportò studi da utilizzare in seguito sia in opere di soggetto sacro (Cristo al Getsemani, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) sia di costume orientale (Festa nuziale nell'Oasi di Gabes, esposto alla Mostra della Società degli Amatori e Cultori del 1879). Con tali soggetti, ma anche con ritratti e paesaggi, fu assiduo alle mostre romane fino al 1903 e a quelle di Torino (1880, Musicanti arabi, Il saluto), di Milano (1881, Ebrea tunisina, 1893, Poetessa Istar) e di Venezia (1895).
Ferrari Giulio Cesare *
FERRARI GIULIO CESARE
Bologna 1818 - 1899
Studiò con buoni risultati presso l'Accademia di Bologna, allievo di C. Alberi e N. Angiolini. Esordì giovanissimo nel 1836, presentando all'Esposizione accademica due paesaggi che mostravano la sua adesione all'estetica classicista di R. Fantuzzi. Nel 1844, insieme ad A. Guardassoni, si trasferì a Modena, dove studiò presso A. Malatesta accostandosi alla pittura di storia (Un fatto delle illustri famiglie Mariscotti e Bentivoglio, esposto a Modena nel 1844). Prese parte a numerose mostre con dipinti di genere (Un'orfanella che chiede la carità per sé e per la sua nonna, presentato all'Esposizione di Firenze del 1861) e di soggetto storico, dove appare più sensibile il riferimento alla pittura di F. Hayez (Esmeralda, inviata alla Promotrice di Bologna del 1867, Bologna, Pinacoteca Nazionale).
Ferrari Giovan Battista *
FERRARI GIOVAN BATTISTA
Brescia 1829 - Milano 1906
Dopo aver preso parte all'insurrezione bresciana del 1849, fu allievo di G. Rottini presso la Scuola Comunale di Disegno. Nel 1856, vinto il legato Brozzini, si trasferì a Milano dove frequentò i corsi di paesaggio di A. Zimmermann all’Accademia di Brera. Dal 1862 al 1864 soggiornò a Londra e in America. Intensissima la sua attività espositiva alle Promotrici di Torino e, dal 1858 al 1898, alle mostre milanesi. Attratto da scorci fluviali e lacustri, dipinse paesaggi lombardi sul modello di quelli di Zimmermann e J. Lange (Paesaggio, 1862, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo). Più sciolto fu il linguaggio della piena maturità, segnato da una condotta macchiettistica (Val di Ledro, 1877, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) e dalla ricerca di suggestivi effetti di luce, come nella Veduta di Brescia ( Milano, Accademia di Brera), che nel 1879 gli valse il premio Mylius.
Ferrari Ettore *
FERRARI ETTORE
Roma 1854 - 1929
Ebbe dal padre Filippo, scultore, i primi insegnamenti artistici, unitamente ai principi di fede repubblicana e unitaria. Nel 1868 vinse il pensionato per studiare scultura all'Accademia di San Luca, proseguendo gli studi fino al 1872. Da quest'epoca si accostò alla pittura di paesaggio, anche sotto la suggestione delle opere del suocero, il pittore J. J.Frey. Spesso in compagnia di O. Carlandi, traeva ispirazione dalla campagna romana (Sacrofano, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). Privilegiò l'uso del pastello e dell'acquerello, che gli consentivano una stesura vibrante di piani di puro colore. Fu deputato per la sinistra repubblicana dal 1882 al 1892: l'impegno politico costante accompagnò la preponderante attività di scultore, per la quale soprattutto fu noto e celebrato (Monumento a Giordano Bruno, Roma, piazza Campo de’ Fiori).
Ferrari Carlo *
FERRARI CARLO
Verona 1813 - 1871
Dopo un periodo di formazione presso le Accademie di Verona e di Venezia, dal 1837 si presentò alle mostre veronesi con i primi paesaggi e composizioni di genere, dove mise a punto alcune tipologie che su richiesta dei committenti avranno una lunga serie di repliche e varianti, come nel caso di Piazza delle Erbe (esposta nel 1839, Verona, Galleria d'Arte Moderna). In queste vedute, derivate da G. Canella nell’impianto, inseriva con minuzia fiamminga brani di vita e macchiette di costume, dando prova di una scioltezza narrativa che gli ottenne diffusi consensi. Oltre al duraturo legame con C. Bernasconi, ebbe commissioni dal maresciallo Radetzky, dal principe P. Troubetzkoy, dal principe A. Demidoff, per il quale dipinse Piazza Navona premiato a Verona nel 1856. La progressiva affermazione, già esplicita nel compiaciuto Autoritratto del 1844 (Verona, Galleria d’Arte Moderna), ebbe conferma con la nomina di socio dell’Accademia di Venezia nel 1846 e della Cignaroli a Verona nel 1847. Durante la sua lunga attività espositiva presentò anche soggetti storici e sacri, dei quali non si hanno peraltro esempi noti. Nel 1860 fu presente a Milano (Il figlio povero, Il figlio ricco, La Madonna della Pace) e alla Promotrice di Torino (fra gli altri, Addio di Cangrande alla sua famiglia). Nel 1861 inviò a Firenze otto dei suoi temi più noti e vi tornò negli anni seguenti con La Regasta di S. Zeno, Lo studio della lezione, Madonna dell'olivo, Veduta di piazza Navona (1864). Negli ultimi anni, la vena d’ispirazione si andò esaurendo in formule ripetitive e logore, mentre crebbero i suoi interessi di conoscitore legato al mercato antiquario.
Ferrari Arturo *
FERRARI ARTURO
Milano 1861 - 1932
Dal 1877 al 1884 fu allievo di G. Bertini all’Accademia di Brera, dove esordì nel 1879 con Interno della chiesa di Sant'Antonio (Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna). Autore di vedute milanesi a olio e ad acquerello, predilesse scorci dei navigli (Naviglio, Milano, Quadreria dell'Ospedale Maggiore) e angoli della città vecchia, che popolò di figurine intente in occupazioni quotidiane o di macchiette settecentesche. Rimase sempre fedele a modi di salda tradizione verista, presentandosi annualmente alle mostre milanesi. L’apprezzamento per la sua opera fu confermato anche all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900. Esemplari nella sua produzione sono fra gli altri, Conche di via Arena (Milano, Museo di Milano), Altana della Bicocca degli Arcimboldi (Piacenza, Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi).
Ferraresi Adriano *
FERRARESI ADRIANO
Roma 1851 - 1892
Si formò a Firenze, avviando una produzione di ritratti a olio e di miniature su pergamena. Rientrato a Roma, si dedicò all’insegnamento e con il fratello Francesco avviò uno studio di maioliche artistiche in via Gregoriana. Fu tra i soci fondatori e bibliotecario del Circolo Artistico Internazionale, di cui decorò un ambiente della sede di via Margutta (1884). Entrato nel 1891 nell’Associazione degli Acquarellisti, affiancò alle molteplici attività la pratica dell’acquerello realizzando paesaggi, vedute romane e scene di genere (Il falconiere, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).





