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Della Rocca Giovanni *

DELLA ROCCA GIOVANNI
Napoli 1845 ca. - ? dopo il 1905
Agli inizi, apparve orientato verso i temi di ispirazione romantica (L'addio del condannato, esposto a Napoli nel 1864) e i temi storico-letterari (F. Petrarca incerto se accettare la laurea di poeta a Roma o a Parigi, esposto a Napoli nel 1866; La Pia de' Tolomei, esposto a Napoli nel 1867). Presto, tuttavia, si indirizzò al paesaggio e alle scene agresti, anche con opere di discreto impegno (Il mattino del contadino, esposto a Napoli nel 1875). Socio della Promotrice, è documentato a Napoli fino al 1876: da allora non prese più parte alle mostre partenopee, essendosi trasferito in Francia, dove apparve al Salon del 1880 (La richesse).


Della Mura Angelo *

DELLA MURA ANGELO
Maiori (Salerno) 1867 - 1922
Studiò sotto la guida dello zio G. Capone, derivandone l’interesse per la pittura di paesaggio. Oltre a suggestivi scorci della costiera amalfitana, dipinse ritratti e scene di genere. Espose alla Promotrice napoletana dal 1885 al 1897 (1885, La mia dote), a Genova nel 1892, a Firenze fra il 1892 e il 1894 e a Torino dal 1886 al 1896 (1892, Ricordi della costiera amalfitana). A Roma fu presente alle mostre del 1892 e del 1893 (Fra Maiori e Amalfi, Arrivando a Ravello, Ricordi d‘Amalfi e Da Maiori-costumi d‘Amalfi).


Della Monica Gennaro *

DELLA MONICA GENNARO
Teramo 1836 - 1917
Allievo del padre Pasquale, pittore neoclassico, si iscrisse intorno alla metà del secolo all’Accademia di Napoli. Qui nel 1855 fu premiato per il Corradino reduce dalla sconfitta di Tagliacozzo. Artista e polemista singolare, grazie a una serie di viaggi in Italia in compagnia del nobile ungherese S. Teleki, entrò in contatto con numerosi pittori, tra cui M. De Gregorio, S. Altamura, F. Faruffini, T. Signorini. Tra il 1860 e il 1867 soggiornò a Firenze, dove assimilò i principi del Realismo toscano e parallelamente si impose con dipinti di tema letterario, come l'Ebreo errante. Negli anni, la sua attività si divise fra i piccoli quadri di battaglie, a imitazione dei maestri del Seicento, e gli studi dal vero, sorprendenti per la modernità del linguaggio verista adottato (Paesaggio con campo di grano, coll. privata). Apprezzato per i soggetti di storia antica (Ferruccio a Gavinana, esposto alla Promotrice partenopea del 1863; Bruto condanna a morte i propri figli, Teramo, ex Tribunale) e contemporanea (Stato maggiore ungherese con Garibaldi a Santa Maria di Capua, esposto a Firenze nel 1865), si misurò anche con la pittura sacra (Mosè abbandonato sulle acque del Nilo, Teramo, coll. Banco di Napoli). Ritornato nella città natale, lavorò per le chiese locali (Apparizione di Cristo, Teramo, chiesa di S. Agostino) e diede seguito alla sua poliedrica produzione pittorica (Salvator Rosa fra i briganti abruzzesi e Una fiera sotto il Gran Sasso d'Italia, etrambi esposti a Firenze nel 1879; Campagna e tipi abruzzesi, inviato a Genova nel 1885).


Della Gatta Saverio (Xavier) *

DELLA GATTA SAVERIO (XAVIER)
Attivo a Napoli fra il 1777 e il 1827
Sudiò all’Accademia di Napoli dive nel 1777 fu allievo di G. Cestaro. Nel 1782 assieme ad A. D’Anna ebbe l’incarico di documentare i costumi del Regno di Napoli; nel 1794 soggiornò a Roma dove realizzò Paesani e animali vicino alla tomba di Cecilia Metella (coll. privata). Abile esecutore della pittura a guazzo, dipinse scene di vita popolare e nitide vedute del territorio napoletano, ma anche soggetti mitologici e celebrativi.Dotato di una tecnica raffinata e corsiva, si accostò a P. Fabris sfruttandone il vasto repertorio di figure popolari; in seguito studiò i luminosi acquerelli di G. B. Lusieri, del quale adottò spesso le ampie aperture di campo. Con i primi anni '90 assunse l'accuratezza descrittiva di P. Hackert, da cui dipendono opere quali Rientro vittorioso delle flotte inglese e borbonica dopo la battaglia di Procida (1800, Napoli, Museo di San Martino). Negli ultimi anni intensificò la produzione di scene di folclore che, per le pressanti richieste del mercato, replicò in diversi esemplari con la tecnica del pochoir.


Della Gatta Anacleto Nino *

DELLA GATTA ANACLETO NINO
Sezze (Latina) 1865 - Carmignano (Firenze) 1932
Dopo un probabile apprendistato a Roma, fu allievo di O. Borrani a Firenze. Alle esposizioni fiorentine presentò dal 1889 soprattutto quadri di figura e di paese (1889, Ore calde; 1902, Lavandaie; 1907, Ritorno). Residente nel capoluogo toscano almeno fino al 1931, eseguì numerose tempere con scorci del vecchio ghetto (Firenze, Museo Topografico “Firenze com’era”).


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