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D'Auria Raffaele *

D’AURIA RAFFAELE
Napoli 1799 - 1859 ca.
Allievo di G. Cammarano presso l’Accademia di Napoli, si distinse presto per la perizia grafica, messa in luce in particolare nella produzione ritrattistica, con la quale esordì alla Mostra Borbonica del 1826. Professore onorario dell'Accademia, partecipò alle esposizioni del 1830, 1835 e 1859. Realizzò scene di genere (La benedizione pasquale, 1853, Napoli, Palazzo Reale) e opere di soggetto storico (La Grecia liberata, 1859, Caserta, Prefettura). Lavorò anche, con esiti di raffinata compostezza, a pastello (Ritratto di Giacinto Gi-gante, 1828, Napoli, Museo di Capodimonte; Ritratto di Gonsalvo Carelli, Teramo, Pinacoteca Bindi) e ad acquerello (I figli di Francesco I in un interno, 1830 ca., Caserta, Palazzo Reale).


Dattoli Vincenzo *

DATTOLI VINCENZO
Foggia 1831 - Roma 1899
Studiò a Foggia alla scuola di V. Montagnano e poi all’Accademia di Napoli. Nel 1855 espose alla Mostra Borbonica un Cristo all'orto (premiato) e Piega dal vero; alla successiva edizione presentò San Paolo trionfante dell'idolatria e La preghiera del mattino, insieme a I veneziani assaltano la torre di Vicenza, opera notata dalla critica, che mostrava l'interesse dell’artista per i soggetti medievali. Dal 1857 ottenne il pensionato artistico a Roma e nel 1861 si trasferì a Firenze, frequentando i Macchiaioli ed esponendo alla I Mostra Nazionale un Ludovico Sforza che strappa la bandiera ad un soldato di Alfonso d'Aragona (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). L’orientamento a favore dei temi storico¬romantici è confermato dalle opere inviate alle esposizioni di Mlano (1862, 1863, 1864), Torino (1862, 1863), Genova (1863, 1865, 1869), Napoli (1864) e Parma (1870); indirizzo che sarà sostituito dalle scene di genere e di soggetto sociale dopo il trasferimento a Roma nel 1871. Presente alle esposizioni romane fino al 1886, trasse le sue vedute da suggestivi angoli di Villa Borghese come in Un giorno di vacanza (1876, Trieste, Museo Revoltella), dove emergono riferimenti al Naturalismo toscano. Nel 1877 espose a Napoli, fra gli altri, Il Mezzogiorno di Roma e Senza di lui morire; nel 1883 presentò all’Esposizione Nazionale di Roma II popolo che reclama i suoi diritti e I beoni.


Darif Giovanni *

DARIF GIOVANNI
Venezia 1801 - Milano 1870
Nato da una famiglia di origini friulane, frequentò l’ambiente artistico veneziano di F. Schiavoni, G. Servi e L. Lipparini, suoi coetanei. Nel 1825 eseguì, insieme a G. De Min, i ritratti a fresco dei pittori veneziani per la nuova sala dell’Accademia (ora dislocati nei depositi). Pur mantenendo i contatti con l’Accademia veneziana, di cui nel 1827 fu nominato socio, strinse rapporti più assidui con l'ambiente milanese, e in particolare con F. Hayez. Fu presente alle esposizioni braidensi, inizialmente solo con dipinti religiosi di impianto neoclassico (1824, San Giovanni Battista nel deserto; 1827, Sacra famiglia, Milano, Accademia di Brera; La Vergine con S. Sebastiano e S. Girolamo), affiancati poi da opere di soggetto storico e biblico dove emerge l'affinità stilistica con Hayez (Ratto delle spose veneziane eseguito dai corsari triestini, esposto a Brera nel 1829) e una generica adesione ai temi romantici nelle opere più tarde (Pieruccio colpito, esposto a Milano nel 1859; Episodio dell'assedio di Firenze, presentato alla Promotrice di Torino del 1861). Si con-solidò in questi stessi anni il suo legame con la committenza privata, e in particolare con quella di Udine, dove soggiornò a più riprese (Sacra famiglia, disegno, Udine, Museo Civico). Oltre all’intensa attività di ritrattista e miniaturista, per cui si conquistò un notevole consenso (Ritratto di Stefano Stampa, 1826, Milano, Casa Manzoni; Ritratto di Signora, Autoritratto, Milano, Civiche Raccolte d’Arte), si dedicò anche a quella decorativa, in forme neoclassiche di derivazione appianesca, come gli affreschi eseguiti nel 1863 nella cappella Passalacqua a Moltrasio (Como) e quelli allegorici nei saloni della villa adiacente.


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