Costantini Giuseppe *
COSTANTINI GIUSEPPE
Nola (Napoli) 1844 - San Paolo Bel Sito (Napoli) 1894
Si formò all'Accademia di Belle Arti di Napoli con G. Mancinelli e completò gli studi sotto la guida di V. Petrocelli. Nel 1866 inviò alla Promotrice napoletana Giovanna II d'Angiò e Giulio Cesare da Capua e nel 1868, L'eccelso consiglio dei Dieci manda per mezzo di Jacopo Loredano la dimissione al doge Francesco Foscari. In seguito, informato sugli esempi degli Induno, si accostò alla pittura di genere trattando temi di vita quotidiana e d’intimità domestica piccolo borghese, resi con acuta analisi verista. Le sue opere comparvero alle mostre napoletane (1869, Sono finite tutte le nostre speranze; 1870, Un tristo momento; 1874, A sessantanni, Napoli, Museo di Capodimonte; 1875, Le delizie della madre; 1880, Un racconto; 1883, La polenta; 1885, Post prandium; 1888, La madre) e alle nazionali di Roma del 1883 (Il buontempone) e del 1893 (tra le altre: Scuola di villaggio, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). Costantini diresse fino alla morte una scuola di disegno a Nola dove si era trasferito fin dal 1870.
Costantini Giovanni *
COSTANTINI GIOVANNI
Roma 1872 - 1947
Dopo inizi da autodidatta studiò presso la Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Francia e poi con G. Pagliei e con lo scenografo A. Bazzani. Maturò uno stile basato sulla fermezza grafica a sostegno del valore espressivo e simbolico del colore, inizialmente vicino a G. A. Sartorio e ai pittori simbolisti romani di fine secolo. Entrò in relazione con l'ambiente di N. Costa e per l’interesse rivolto al paesaggio fece parte dei “XXV della Campagna Romana”. Dal 1900 entrò nella Società Amatori e Cultori presso la quale esponeva in quello stesso anno tre dipinti su temi legati al lavoro: Giornello, Lavoro, Tempra. In seguito la sua attività si indirizzò decisamente al quadro di figura con accenti letterari e simbolisti (Dai campi del riposo, esposto a Roma nel 1903; Folla triste, esposto a Roma nel 1908, entrambi a Roma, Galleria Nazionale, d'Arte Moderna). Dal 1909 fu membro dell’Accademia di San Luca e nel 1910 eseguì i pannelli allegorici del Lavoro umano per il teatro Nuovo di Spoleto. La sua attività proseguì in imprese decorative in edifici civili e religiosi.
Costantini Battista *
COSTANTINI BATTISTA
Vittorio Veneto (Treviso) 1854 - ?
Dopo gli studi in giurisprudenza a Padova, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia dove studiò con G. Ciardi. La presenza assidua alle esposizioni sembra attestare una certa notorietà dell’artista legato, in una prima fase della sua carriera, al tradizionale paesaggismo lagunare appreso dal maestro Ciardi e in seguito al gusto simbolista diffuso in ambito veneto dalle Biennali veneziane. A Torino fu presente fin dal 1881 (Mattino, Sui poggi, Masseria; 1882, Ai monti, Al pascolo; 1891, Novembre), a Milano dal 1883 al 1906 (1883, Eremitaggio, Quiete, 1891, Laghetti sul Meschio, Poggi d'Anzano) e ancora a Genova e a Roma, oltre che a Venezia: la Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro conserva i dipinti Ora di pace e L'albero morto, acquistati dal Municipio della città alla Biennale del 1901; Il dialogo secolare, esposto alla Biennale del 1907, è invece conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Monaco di Baviera.
Costa Oreste *
COSTA ORESTE
Firenze 1851 - dopo il 1910
Fu allievo di A. Ciseri, volgendo poi i suoi interessi al ritratto e alla natura morta. Nel 1869 espose uno Studio al Circolo Artistico fiorentino e alla mostra del 1877 una Composizione di caccia. Presentò le sue nature morte all’Esposizione Italiana a Londra del 1888 e a Parigi nel 1900, ottenendo la protezione di un mercante inglese e l’apertura al collezionismo americano tramite la Galleria Lewis di Pittsburgh (Ohio). E’ noto anche per la sua attività di copista nelle gallerie fiorentine. Il fratello maggiore, Antonio (1847-1915), studiò con A. Ciseri, per poi dedicarsi alla pittura di genere e alle copie dall’antico; il figlio di questi, Emanuele (1875-1950 ca.), fu all’Accademia di Firenze fra il 1893 e il 1895 e dipinse quadri di figura, d’ambiente settecentesco e neopompeiano.
Costa Giovanni (Nino) *
Nato in una agiata famiglia borghese, ebbe un'educazione classica in collegio, a Montefiascone e a Roma; frequentò poi gli studi di V. Camuccini e di F. Coghetti, si accostò a E. Agneni per scegliere infine come maestri L. Massabò e F. Podesti. Volontario nel 1848, fu poi con Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana. Fuoriuscito dalla città, dal 1850 visse ad Ariccia, spostandosi a lavorare nella campagna romana, tra la Sabina, Albano e la costa fra Ostia e Anzio: in questo periodo conobbe tra gli altri M. d'Azeglio, C. Coleman, A. Bӧcklin e nel 1853, a Cervara, strinse amicizia con F. Leighton e G. Mason. Appartengono a quest’epoca numerosi studi dal vero, molti dei quali rielaborati in seguito, come per le Donne che imbarcano legna a Porto d'Anzio (1852, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna); ma anche opere come il Paesaggio presso Ardea (1855, coll. privata), dove meglio si coglie l’immediatezza dell’impressione naturale. Nel 1859 con Mason dipingeva a Pratica di Mare paesaggi già rivolti al tipo di arcaismo che sarà attrazione costante nella sua poetica. Dopo la Campagna del '59 si spostò in Toscana e tramite S. De Tivoli entrò in contatto con i Macchiaioli. Di quell’anno e del successivo sono le vedute, spesso dipinte accanto agli amici, ricche di notazioni cromatiche e luminose, in un equilibrato intarsio di colori che furono fondamentali nell’incontro con G. Fattori (Bocca d'Arno, coll. privata; Tramonto sull'Arno, 1860, Milano, coll. Giacomo e Ida Jucker). Nel 1861 espose diverse opere a Firenze, alla Promotrice e all’Esposizione Nazionale (Spiaggia di Napoli, Lago di Albano) e nel 1862 presentò al Salon parigino la Spiaggia romana (Donne che imbarcano legna a Porto d'Anzio) e al Salon des Refusés uno Studio di alberi d'ulivo. Tra il 1862 e il 1863 fu più volte a Londra dove frequentò G. F. Watts ed E. C. Burne-Jones; a Parigi conobbe A. Décamps e C. Corot e a Fontainebleau ebbe l’ispirazione per La ninfa (1863- 1895, Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna) che testimonia del suo accostarsi a una visione idealizzata della Natura. Nel 1863 tornò a lavorare a Firenze, stringendo con V. Cabianca una duratura amicizia; rientrato a Roma l’anno seguente per proseguire l’attività politica, prese studio in via Margutta 33, frequentando il Caffè Greco e inviando opere alla Promotrice fiorentina. Nel 1865 a Londra strinse amicizia con il pittore G. Howard, membro della Confraternita preraffaellita. Nel 1867 fu con Garibaldi a Mentana, poi, di nuovo a Firenze, vi restò a lavo-rare, nei modi che lo collegavano agli amici inglesi, pur mantenendo il legame con i Macchiaioli. Rientrato nel 1870 a Roma da Porta Pia, assunse diversi incarichi amministrativi e fu impegnato nel promuovere il rinnovamento della vita artistica della capitale: nel 1873 organizzò la prima Esposizione del Circolo Artistico nella nuova sede della Casina del Pincio, separando polemicamente le opere di ispirazione realista dalla produzione ufficiale e dagli affermati fortunysti. Nel 1876 fondò il Golden Club che raccoglieva artisti italiani e inglesi e nel 1878 tentò una nuova esperienza con il Circolo degli Artisti Italiani. Aveva continuato a esporre ogni anno, fin dal 1869, a Londra, alla Royal Academy (1869, Porto d'Anzio, Near Leighorn; 1870, Casting the net; 1874, The shore of Mediterranean near Roma, 1876, Presso il Porto di Anzio), alla Gro- svenor Gallery (1877, A winter evening on the Sands near Ardea; 1878, On the Shore) e nel 1882 allestì alla Fine Art Society una personale con sessantotto opere. In Italia espose raramente, confermando la sua posizione critica nei confronti dell'arte ufficiale anche con gli articoli apparsi sul Fanfulla e sulla Gazzetta d'Italia (1882-1883). Nel 1883 con U. Panichi e U. Seratrice creò a Roma la Scuola Etrusca e nel 1886, con diversi artisti della nuova generazione e alcuni dei vecchi frequentatori del Caffè Greco, diede vita all’Associazione “In Arte Libertas”. Negli ultimi anni, che in parte trascorse nella casa di Marina di Pisa, portò a termine alcune opere coltivate per lunghi anni come Ad fontem Aricinum (1895, coll. privata), o II risveglio (1896, già Londra, National Gallery).



