Coleman Francesco *
COLEMAN FRANCESCO (FRANCIS)
Roma 1851 - 1918
Si formò insieme al fratello Enrico con il padre Charles, restando anche dopo la morte di questi, nel 1874, nello studio paterno in via Margutta 33. Ai paesaggi laziali, dove mantenne l'attenzione al dato naturale, af-fiancò presto una produzione di soggetti di genere, in particolare in costume, animati da una certa vena umoristica. Attivo dal 1883 con l'Associazione degli Acquarellisti, dal 1884 espose con la Società degli Amatori e Cultori (Un quadro per il convento; 1888, Guai a voi anime prave, Matelda, Estate) e tra il 1885 e il 1890 presso la Royal Academy di Londra. Partecipò alle esposizioni del gruppo “In Arte Libertas” del 1901 (Estate, All'erta sentinella, Inverno, I cagnotti del Barone, Una chiamata in campagna, Chiosco sul lago) e del 1902. Dalla fine del secolo l’artista si dedicò anche a soggetti orientali e neopompeiani (Scena pompeiana sul Tevere, Roma, Galleria Comunale d'Arte Moderna).
Coleman Enrico *
COLEMAN ENRICO (HENRY)
Roma 1846 - 1911
Dal padre Charles fu indirizzato alla pittura realista sui temi della campagna romana. La prima opera nota è del 1872 (Buoi che trascinano un blocco di marmo a Villa Medici, Liverpool, Walker Art Gallery) anche se a quella data doveva aver già preso a dipingere dal vero privilegiando gli aspetti più aspri e selvaggi dell'Agro laziale. Partecipò alle prime mostre dell'Associazione Artistica Internazionale, certamente a quella organizzata da N. Costa nel 1873 (Carica di bufali), attirandosi per il suo vigoroso realismo le critiche di M. Fortuny. Membro della Società degli Acquarellisti di Roma dal 1875, comparve alle esposizioni fino al 1907. Fu presente al Salon di Parigi nel 1879 e negli anni seguenti alle mostre di Torino (1880, Inondazione della Campagna romana), Milano (1881) e di Roma del 1883: qui espose fra l'altro quel Timor panico al quale Costa rimproverò l’allontanamento dai criteri del più puro Naturalismo. In realtà, con opere di sostanziale coerenza tematica e stilistica, l’artista si inserì nel variegato panorama artistico romano, partecipando alle diverse manifestazioni: dalle fiere dell'Associazione Artistica del 1882 (Maccarese) e del 1883 (tondo su pergamena con altri pittori, Roma, Museo del Folclore), alle mostre degli Amatori e Cultori (1877-1903), a quelle della Società “In Arte Libertas” (dal 1886), per comparire infine tra i soci fondatori del gruppo dei “XXV della Campagna Romana”(1904). Nel 1887 collaborò con altri artisti all'illustrazione dell'Isaotta Guttadauro di G. D'Annunzio. Esperto alpinista, appassionato di botanica, da quegli interessi trasse ulteriori motivi di ispirazione artistica (album Orchideomania Birmana,1890 ca., Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe). Fu tra gli assidui frequentatori del Caffè Greco, dove lasciò un pannello con una Veduta di Villa d'Este e dove conobbe l'americano R. Chandler che gli commissionò I centauri (1895, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). A fresco l’artista realizzò ventinove lunette con paesaggi nel villino Durante (1891) e firmò la decorazione della Villa Morani in via Sicilia (1902).
Coleman Carlo *
COLEMAN CARLO
Pontfract (Inghilterra) 1808 - Roma 1874
Giunto a Roma da Parigi nel 1831 per studiare l’arte italiana, nel 1832 espose Giovinetta vestita all'usanza greca all'Esposizione della Società Amatori e Cultori. Nel 1835 si stabilì definitivamente nella capitale e l’anno successivo sposò F. Segadori, una modella di Subiaco, da cui ebbe otto figli, tra cui i due pittori Enrico e Francesco. A partire da questi anni dipinse paesaggi della campagna romana e vedute di Roma, inaugurando un genere che avrà larga diffusione negli ultimi anni del secolo. Dal 1839 al 1869 partecipò a diverse mostre della Royal Academy di Londra (1848, Contadini italiani con bufali; 1859, Il Foro) e a quelle della Società romana degli Amatori e Cultori (1856, tre Vedute della Campagna Romana). Nel 1850 raccolse in un volume la serie di cinquantatre acqueforti, incise tra il 1848 e il 1850, legate ai soggetti trattati anche in pittura. Certamente in contatto con N. Costa fin dagli anni '50, fu considerato come uno dei precursori della Scuola della Campagna Romana.



