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Brunati Gabriele *

BRUNATI GABRIELE
Albese (Como) 1852 - 1925
Formatosi all’Accademia di Brera con G. Bertini e R. Casnedi, eseguì ritratti (Antonio Quaglino, 1894, Galleria dei Benefattori dell'Ospedale Maggiore di Milano) e paesaggi. Pur vivendo appartato ad Albese, negli anni '80 e '90 figurò con regolarità alle esposizioni braidensi (Una veduta di Albese, La canovaia, 1881; Tramonto e A Casazza, 1886) e alle mostre della Permanente (Falciatrice, Testa di donna, 1897).


Brugo Giuseppe *

BRUGO GIUSEPPE
Attivo a Roma fra il 1890 e il 1919
Ritrattista e paesaggista si impegnò anche nel quadro di genere e nei soggetti orientali. Nel 1900 divenne membro della Società Amatori e Cultori di Roma, alle cui esposizioni partecipò dall’inizio del secolo (Calura estiva, Testa di rabbino, Testa di donna palestinese, 1900; Presso la fonte, 1904). Espose anche con il gruppo “In Arte Libertas” (Ave Maria, 1902) e con l’Associazione romana degli Acquerellisti (Ritratto, Manifesti, 1908). Nel 1919 gli fu commissionata una pala per la chiesa del sacro Cuore del Suffragio di Roma.


Brugnoli Emanuele *

BRUGNOLI EMANUELE
Bologna 1859 - Venezia 1944
Trascorsala prima giovinezza a Bologna, vi frequentò l’Accademia di Belle Arti, per trasferirsi nel 1880 a Venezia dove svolse gran parte della sua attività di pittore e incisore. Accanto alle immagini della sua città d’origine (La fontana del Nettuno, 1882, Bologna, coll. Cassa di Risparmio), nella sua produzione compaionosintetiche vedute e inediti scorci di Venezia (Ponte del Paradiso, Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro; Santa Maria Formosa; La discesa dei cavalli a San Marco e Rio della morte, Udine, Galleria d’Arte Moderna). Sue opere furono presentate, sin dall’Esposizione di Firenze del 1878 (Ricordo di Venezia, Porta del Palazzo Ducale a Venezia) fino al primo decennio del Novecento, alle principali mostre italiane. Dal 1912 insegnò pittura e incisione all’Accademia di Belle Arti di Venezia.


Brugnoli Annibale *

BRUGNOLI ANNIBALE
Perugia 1843 - 1915
Negli anni '60, epoca dei suoi studi all’Accademia perugina sotto la guida di S. Valeri, fu incaricato di decorare il soffitto dell’antico teatro del Carmine (perduto) e la cappella Ranieri nella chiesa di San Pietro a Perugia. Più tardi seppe filtrare il cristallino purismo del maestro in vibranti composizioni storiche, in cui affioravano le variate suggestioni di viaggi compiuti a Firenze, Napoli, Venezia e Roma. Una serie di dipinti datati fra il 1868 e il 1875 (Perugia, Accademia di Belle Arti) consentono di seguire il percorso di quelle esperienze: dal “verosimile” di D. Morelli (di cui le fonti lo dicono allievo intorno al 1870, anche se il dipinto Savonarola ascolta la sentenza di morte del 1868 ne rivela già l’influenza), ai cromatismi di F. Faruffini (Gli amanti) sino alla meditata citazione di F. Hayez (La vedova del fornaretto). Abbandonate le tematiche stori-che e incoraggiato dal successo ottenuto a Parigi con la decorazione del padiglione italiano all’Esposizione del 1878, inaugurò una felice stagione decorativa che, già nel teatro Costanzi di Roma (1880), rivelava tutto il potenziale inventivo e stilistico del pittore. Con la sua fastosa e brillante pittura ornò residenze romane (appartamento dei principi nel Palazzo del Quirinale; Palazzo Ruspoli Pallavicini, ville Mascagni, Casati, Gattori), perugine (Villino Fani), milanesi (Villa Marsaglia) e fiorentine (Villa Cesaroni). Al 1895 risale l’ampio ciclo nella sala delle Adunanze della Banca Commerciale a Perugia in cui raffigurò dieci scene ispirate alla storia perugina (tra le altre, Riti sacrificali alla dea Cupra, Vittoria di Annibale al Trasimeno, Ballo in onore di Umberto I). In Palazzo Cesaroni a Perugia lasciò un saggio di virtuosismo decorativo aggiornato ai nuovi ritmi liberty (Danza delle ore, 1903). Al 1915 risale il suo ultimo lavoro: quattro lunette nel Palazzo delle Poste con rappresentazioni allegoriche del Progresso.


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