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Bosso Francesco *

BOSSO FRANCESCO
Vercelli 1864 - Torino 1933
Studiò all'istituto di Belle Arti di Vercelli con A. Bonino e C. Costa. Inizialmente si dedicò alla decorazione e alla scenografia; come pittore da cavalletto realizzò paesaggi della sua regione che espose alle mostre torinesi (Giugno-Valle Ticino, Angolo di un cortile, esposti alla Mostra del Centenario nel 1891; In gennaio presso le rive della Sesia, Nel bosco, esposti nel 1892). Autore anche di nature morte, nel 1922 presentò quarantasette dipinti all'Esposizione d'Arte Vercellese.


Bossi Pietro *

BOSSI PIETRO
Torino ? - Sassari 1885
La sua presenza è documentata in Sardegna a partire dal 1829, anno in cui partecipò, insieme aC. Vacca e G. Cominotti, alla decorazione del Palazzo Civico e del teatro di Sassari. Raggiunse poi una certa fama con la realizzazione degli affreschi dell’Aula Magna dell'Università e del Duomo. Partecipò a diverse mostre milanesi: nel 1841 con Una fruttivendola al mercato; nel 1851 con alcune vedute e un quadro allegorico dal titolo II passato; nel 1861 con un'allegoria dedicata alla recente formazione del nuovo Stato italiano. Stabilitosi a Sassari, fu attivo come scenografo nel teatro Civico; si occupò anche di problemi sociali e nel 1851 propugnò la fondazione della prima Società di Mutuo Soccorso in Sardegna.


Bossi Giuseppe *

BOSSI GIUSEPPE
Busto Arsizio (Varese) 1777 - Milano 1815
All'Accademia di Brera ebbe per maestri G. Traballesi, M. Knoller, G. Franchi e A. Appiani, del quale oltre a essere amico fu spesso anche collaboratore. Dal 1795 soggiornò a Roma, dove fu allievo di D. Conti e, introdotto nel salotto di A. Kauffmann, ottenne la protettiva attenzione di A. Canova. Oltre a eseguire studi e copie dalle sculture del Museo clementino, fu attratto dalle opere di Raffaello e Michelangelo e trovò modo di dedicarsi anche agli studi d’anatomia presso l'Ospedale della Consolazione. Nel 1801, rientrato a Milano, vinse il concorso napoleonico, bandito dalla Cisalpina, con La riconoscenza della Repubblica Cisalpina a Napoleone (cartone a Milano, Biblioteca Ambrosiana). Letterato, poeta, collezionista, bibliofilo, fu personaggio di vasta cultura e dai molteplici interessi: considerato dai contemporanei campione della cultura neoclassica, ebbe in realtà temperamento e vicende più vicini alla sensibilità romantica. L'abilità grafica appare nel gran numero di disegni e cartoni che costituisce la parte più consistente della sua produ-zione (Milano, Gabinetto dei disegni del castello Sforzesco; Biblioteca Ambrosiana; Biblioteca dell’Accademia di Brera). Dal 1801 segretario dell'Accademia, vi ebbe fino al 1807 un indiscusso potere, lavorando anche alla formazione della Biblioteca e della Pinacoteca. Nel 1802 partecipò ai Comizi di Lione; passando per Parigi conobbe J. L. David e ottenne da Napoleone aiuti per l’istituto milanese. Negli anni seguenti realizzò l’ Edipo a Colono (1803-1805, Milano, Pinacoteca Ambrosiana), il cartone del Parnaso (1804, acquistato da Carlo Augusto di Weimar), I funerali di Temistocle (1805 ca., Milano, Galleria d'Arte Moderna), quattro dipinti sul tema di Saffo a Villa Melzi a Bellagio (1807-1813, il cartone del Faone salvato dalla tempesta a Milano, Galleria d'Arte Moderna); opere dove la severità dell'impianto si anima di riferimenti michelangioleschi e raffaelleschi e di intensità espressive che fanno affiorare una vena preromantica. Oltre agli autoritratti, eseguì numerosi ritratti, fra i quali figurano personaggi del mondo letterario e artistico contemporaneo e a cui l’artista fu legato (F. Melzi, A. Manzoni, C. Porta, A. Canova, G. Landi): ne è un esempio per tutti il Ritratto di gruppo del 1809 ( Milano, coll. Treccani degli Alfieri).


Bosio Giovanni Battista *

BOSIO GIOVANNI BATTISTA
Verolanuova (Brescia) 1873 - Desenzano (Brescia) 1946
Frequentati i corsi di disegno e paesaggio presso la Scuola Moretto di Brescia, guardò anche all'opera di F. Filippini; nel 1894 ca. conobbe a Verona A. Dall’Oca Bianca, con il quale intrattenne un lungo rapporto epistolare. Nei paesaggi trasse ispirazione dalle rive del lago di Garda, dal Vò di Desenzano, e dalle vedute della val Trompia (Sulle rive del Garda, Studio dal vero, esposti alla Biennale di Venezia nel 1899). L’incontro con la pittura di G. Segantini fu importante anche se il Divisionismo restò per l'artista una tecnica accessoria, che non prese mai il sopravvento nella sua opera (Canneti sul Garda, 1902, Desenzano, Bar Bo-sio). Oltre ai dipinti a olio, spesso con paesaggi innevati, dipinse anche pastelli dai delicati accordi cromatici.


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