Aprea Giuseppe *

APREA GIUSEPPE
Napoli 1877 - 1943
Frequentò l'istituto di Belle Arti di Napoli privilegiando la pittura di paesaggio e di figura, sorretto da una certa perizia grafica che diede forza verista alle sue composizioni.Esordì nel 1897 a Firenze con il Gallo e Toilette e nel 1899 inviò a Torino una Testa di Cristo (Napoli,Comune). Al Concorso Alinari del 1900 partecipò con La Vergine Incoronata. Vinto nel 1902 il pensionato artistico con un Amore e Psiche, ebbe l’occasione di viaggiare e di visitare numerosi musei europei.Partecipò alle esposizioni romane della Società Amatori e Cultori (Studio, 1905; Onestà e lavoro, 1906; Studio, 1908), alle mostre di Milano del 1906 (Convalescenza e Pensosa), del 1910 (Venezia verso sera) e alla Biennale veneziana del 1910 (Una strada di Siviglia). Dal 1908 al 1927 ebbe la cattedra di disegno e figura all’Accademia di Napoli.Nei paesaggi (Plenilunio a Siviglia, Napoli, Conservatorio di San Pietro a Majella; Impressione, 1915, Roma, Palazzo del Quirinale), come nei quadri storici o di genere (La battaglia dei Saraceni, Napoli, chiesa di Sant'Anna di Palazzo; Il presidente Loubet e Vittorio Emanuele III al foro romano, Parigi, Museo del Lussemburgo) mantenne viva l’adesione alla tradizione del verismo napoletano. Partecipò con R. Armenise alla decorazione del teatro Petruzzelli di Bari.Fra le opere di soggetto sacro merita ricordare, a Napoli, nella chiesa di San Domenico Soriano, un affresco con Cristo sulla croce e la tela con la Madonna e, nella chiesa del Buoncammino, due quadri raffiguranti La via della gloria e La via del dolore.


Appiani Andrea *

APPIANI ANDREA
Milano 1754 - 1817
Affidato quindicenne al pittore C. M. Giudici, poi al frescante milanese A. De Giorgi, completò la propria formazione presso M. Knoller, frequentando inoltre la scuola di pittura dell’Accademia di Brera, ove seguì i corsi di G. Traballesi. Dapprima attivo come pittore di soggetti sacri (Evangelisti e Santi, 1776, Caglio, Como, Parrocchiale) e come scenografo, nel 1779 si affermò con le Storie di Psiche affrescate nella Rotonda della Villa di Monza, ciclo mitologico nel quale il linguaggio neoclassico dell'artista già rivela la sua caratteristica, aggraziata dolcezza, ottenuta attraverso lo studio dell'antico e del classicismo emiliano; il successivo viaggio a Bologna, Firenze e Roma, nel 1791, porterà a maturazione la visione classicista, approfondita sugli esempi dei maestri del Cinquecento e del Seicento. Negli anni '90 l’artista fu sempre più impegnato in importanti imprese decorative milanesi che lo videro attivo nella chiesa di Santa Maria presso San Celso, in Casa Moriggia, in Palazzo Stanga e in Casa Sannazzaro, dove eseguì affreschi con Storie di Apollo (Milano, Pinaco-teca di Brera e Galleria d'Arte Moderna). Dal 1797, con l'avvento della Repubblica Cisalpina, il percorso di Appiani finiva col legarsi strettamente alle vicende napoleoniche, secondo un'adesione profonda che quali-ficò il pittore, accanto a personaggi come L. Piermarini e G. Albertolli, figura chiave della politica artistica francese nell'Italia settentrionale. Mentre assolveva prestigiosi incarichi pubblici quali l’istituzione della Pinacoteca di Brera insieme a G. Bossi, nel 1804 si recava a Parigi per assistere all'incoronazione di Napoleone che, l'anno seguente, lo nominava «Nòtre premier peintre». Abile e ricercato ritrattista (Ritratto di Carolina Pitrot Angelini, 1810-1815, Milano, Pinacoteca Ambrosiana; Anna Maria Porro Lambertenghi, Milano, Galleria d'Arte Moderna) fu capace di immagini sciolte e affettuose quali l’Effigie femminile (Milano, Pinacoteca Ambrosiana) mentre, immortalando funzionari dell'Italia napoleonica (F. Melzi, L.G. Arborio di Breme, A. Fontanelli) o alti ufficiali dell'armata francese (Ritratto del generale Desaix, 1800, castello di Versailles) seppe trovare accenti di rigorosa autorevolezza nei modi di una sorvegliata condotta formale. Da Napoleone Primo Console (Tremezzo, Como, Villa Carlotta) a Napoleone Re d'Italia (1805, Milano, Accademia di Brera), l'artista seguì l’ascesa del Bonaparte celebrandone le imprese con le tempere dei Fasti napoleonici (ciclo iniziato nel 1803 e oggi andato perduto) e affrescando dal 1808 L'apoteosi di Napoleone come Giove Olimpico nel Palazzo Reale di Milano (danneggiato durante la seconda guerra mondiale e oggi nella Villa Carlotta a Tremezzo). Nel 1810, per Eugenio Beauharnais, eseguì il Parnaso in una delle sale della Villa Reale di Milano, affresco oggi custodito nella Galleria d’Arte Moderna. Nel 1815, con la caduta dell'imperatore, l’Appiani si ritirò dalla scena artistica, lasciando incompiuta la decorazione della sala della Lanterna a Palazzo Reale.


Antonibon Francesco *

ANTONIBON FRANCESCO
Bassano (Vicenza) 1809 - Marostica (Vicenza) 1883
Studiò all’Accademia di Belle Arti di Venezia nei corsi di L. Lipparini, M. Grigoletti e S. Santi fino al 1834, proseguendo poi la sua formazione a Roma. Dal 1831 al 1846 fu presente alle esposizioni annuali dell’Accademia veneziana, inizialmente con ritratti (Autoritratto, 1833; Ritratto di giovinetta in mezzo ad un campo di fori, 1837) e opere di soggetto sacro (S. Paolo predicante nell'Areopago, 1837; Sacra famiglia, 1838); in seguito prese a privilegiare i temi legati al Romanticismo storico (Giselda ricondotta alla tenda del padre, Manfredi raccomanda la moglie e i figli a Giovanni da Procida, La madre di Lamberto, esposto a Milano nel 1840; Anna Erizzo respinge l'offerta di Maometto II, esposto a Venezia nel 1846), resi con una pittura levigata, di rigorosa adesione ai dettati accademici.Antonibon si dedicò anche a temi di genere come La donna di Sorrento ascolta la canzone del marinaio napoletano (esposto a Venezia nel 1844), e L'ansia di un incerto ritorno (esposto a Venezia nel 1846). Eseguì altre opere di tema sacro per la chiesa di San Giovanni Battista della sua città (San Paolo, Santa Filomena)... Fino al 1867 collaborò, con l’ideazione di nuovi motivi decorativi, con il fratello Giambattista nella fabbrica di ceramica di Bassano. Nel Museo Civico di Bassano sono conservati due Autoritratti, il Ritratto dell'incisore Giovanni Volpato (1834-1839) e il Ritratto del pittore Marinoni (1841).