Acerbi Mario *

ACERBI MARIO
Pavia 1887 - ?
Ebbe come primo maestro il padre Ezechiele, il cui influsso è avvertibile in tutta la sua opera. Dal 1900 al 1909 studiò con R. Borgognoni, C. Sara e G. Kie nerk alla Civica Scuola di Pittura di Pavia. Nel 1908 ottenne il premio Lanzi con Amore all'arte e inviò alla Promotrice di Torino Operazione chirurgica. Nel 1914 espose a Milano alla Permanente, e nel 1920 all’Accademia di Brera. L’uso del colore secondo lo stile della scuola lombarda è visibile nei paesaggi (Interno della Certosa di Pavia, La piazza del re Sole), nei ritratti (Ritratto dell'avvocato Radliski, Milano, Pinacoteca di Brera; Emilio Borromeo, Carlo Servolini, Milano, Quadreria dell'Ospedale Maggiore) e nei quadri di genere (Comunicato Cadorna, Il carradore). Affrontò il genere storico con Le offerte per la resistenza (Milano, Galleria d’Arte Moderna) e la pittura sacra nella pala La lezione di Contardo Ferrini (Pavia, chiesa del Carmine) e negli affreschi della chiesa di San Luca (1832). Realizzò anche miniature su avorio.


Acerbi Ezechiele *

ACERBI EZECHIELE
Pavia 1850 - 1920
Nipote del pittore P. Massacra e proveniente da una famiglia modestissima, frequentò dal 1863 la Civica Scuola di Pittura di Pavia, allievo di G. Trécourt, che lo avviò all'uso dei colori puri. Nel 1866 vinse il legato Cairoli, nel 1873 il premio Frank con il dipinto La distribuzione dei medicinali a Santa Corona (Pavia, Museo Civico) e, nel 1877, il premio Arnaboldi con L’Arrivo del barchetto a Pavia. Si trasferì in seguito a Milano, dove si mantenne dipingendo ritratti e ventagli e dando lezioni presso famiglie della buona società. Nelle prime opere (Ritratto di Bullè, Ritratto di Letizia Campari e Autoritratto, 1881, Pavia, Civica Scuola) si riconosce ancora l’influenza del Trécourt, mentre nella produzione seguita al ritorno a Pavia emerge uno stile più personale e istintivo, di grande intensità di colore (Ritratto di Ernesta Massacra, Ritratto della madre). In questi modi basati sulla pennellata rapida e sul vivace impasto dei colori eseguì paesaggi, macchiette cittadine, quadri di genere (La balia di Delia, Serio, Se vuoi il ritratto, Il veterano, Ore di quiete, La ricreazione di una monaca) e la serie di vedute di Pavia e del Ticino. Espose tra il 1878 e il 1906 alla Promotrice di Milano e tra il 1878 e il 1909 a quelle di Torino e di Pavia. Condusse una vita di ristrettezze economiche, dovendo anche in tarda età ricorrere occasionalmente al lavoro di barbiere della domenica o di fotografo ambulante.