Dizionario degli Artisti

Qui di seguito sono elencati gli artisti censiti nella Banca dati dell'Istituto Matteucci. Ad ogni nome corrisponde una serie di dipinti archiviati, di cui l'Istituto, dietro richiesta, è in grado di trasmettere copia della relativa scheda. Ciò risponde alla volontà di mettere a disposizione di studiosi, mercanti d’arte, collezionisti o semplici appassionati uno strumento agile e efficace per soddisfare le diverse esigenze legate al mondo dell’arte, prima fra tutte l’approfondimento dell’attività di pittori, scultori, incisori, fotografi etc. Il “Dizionario degli artisti” si propone, quindi, come repertorio ragionato di nomi, talvolta accompagnati, se contrassegnati da asterisco, da biografia e da alcuni esempi di firma.


Le biografie sono tratte dal Dizionario degli artisti curato da Cristina Bonagura, parte integrante dell’opera Pittori & pittura dell’Ottocento italiano (1996-1997) coordinata da Giuliano Matteucci con la collaborazione di Paul Nicholls  e realizzata dalle Redazioni Grandi Opere dell’Istituto Geografico De Agostini, alle quali va il sincero ringraziamento dell'Istituto Matteucci per aver autorizzato la diffusione in rete dei testi.

Giovannini Vincenzo *

GIOVANNINI VINCENZO
Todi (Perugia) 1816 - Roma 1903
Trasferitosi giovanissimo a Roma, dove frequentò i corsi di disegno e pittura dell’Ospizio di San Michele, poté poi usufruire di un sussidio del comune di Todi, a cui inviava da Roma le sue prime prove (Il Vesuvio, La piramide di Caio Cestio, perduti). Le precarie condizioni economiche lo spinsero a dedicarsi soprattutto alla pittura di vedute, molto richiesta da mercanti e viaggiatori, scegliendo soggetti che trattò ora in un'accezione “capricciosa” mutuata da G. P. Pannini (Paesaggio con ruderi di architetture romane, Todi, Pinacoteca Civica), ora con puntuale fedeltà filologica (Veduta del Foro Romano). Fu anche abile copista (fra gli altri, Gentiluomo con cane, da B. Passerotti; Ritratto di giovane donna, 1839, da M. Venusti, Todi, Pinacoteca Civica). A Roma espose con la Società degli Amatori e Cultori delle Belle Arti (1872, Via Flaminia) e partecipò alla decorazione del Caffè Greco. Sono inoltre ricordati dalle fonti soggetti di cronaca cittadina e una notevole Veduta di Castelporziano (1868, perduta).
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