Galantara Gabriele*
GALANTARA GABRIELE
Montelupone (Macerata) 1865 - Roma 1937
Avviato agli studi di matematica presso l’Università di Bologna, li abbandonò presto per dedicarsi con successo alla caricatura, che interpretò con tale schiettezza da essere apprezzato anche a livello internazionale, sotto lo pseudonimo di Rata Langa. Per i forti toni satirici della sua produzione fu osteggiato e subì il confino. Si dedicò anche alla pittura, eseguendo piccoli pastelli e tempere di grande formato, dove riprese i consueti temi della satira sociale e politica (Il funerale di IV classe, L'ultimo tramonto, Gli sfrattati, Gli emigranti, Il lunch diplomatico).
Gaibazzi Giovanni*
GAIBAZZI GIOVANNI
Parma 1808 - 1888
All'Accademia di Parma conseguì nel 1834 il gran premio di Pittura con Ulisse e Pirro si presen-tano a Filottete nell'isola di Nasso (Parma, Galleria Nazionale), opera carica di citazioni da G. Landi, modello recuperato attraverso G. Tebaldi, che di Gaibazzi fu maestro. Negli stessi anni eseguiva Samuele con David fanciullo (Parma, Pinacoteca Stuard) e due ottagoni con lo Stemma di Maria Luigia nella sala della par-mense biblioteca Palatina. Fra il 1836 e il 1840 soggiornò a Roma, di dove inviava nel 1837 il Gladiatore ferito e nel 1839 La disperazione di Caino (entrambi a Parma, Galleria Nazionale). Per la duchessa Maria Luigia portò a termine la tela con i Santi Pietro e Paolo (1837, ora nel Vescovado di Parma) e San Carlo Borromeo (1839, Parma, Galleria Nazionale), nella quale ai modi nazareni dello sfondo si contrappone il forte verismo del volto del santo. Nel 1840 l'artista era ancora a Roma, dove lavorava nella Villa di M. Torlonia. Una sanguigna con La S. Famiglia con San Giovannino (coll. privata), di delicata intimità domestica, attesta l’adesione ai modi minardiani. Ritornato a Parma, divenne professore di pittura all’Accademia e proseguì la sua fruttuosa carriera, lavorando per la committenza privata e per quella eccle-siastica, sia in città (chiese di Santa Maria del Quartiere, Gesù che risana gli infermi, 1842; di San Vitale, Madonna Assunta, 1843; di San Rocco, Crocifisso, 1857; Duomo, affreschi) sia in provincia (Parrocchiale di Vaestano, Assunta, 1857). Dal 1864 fu assiduo alle mostre della Società d’Incoraggiamento di Parma, spesso con ritratti ufficiali (1864, Ritratti di S. M. il re e di Garibaldi; 1879, Ritratto della regina) e con soggetti di genere (1874, Accattone). Alla Mostra Nazionale di Parma del 1870 presentò Una battaglia tra Greci e Turchi e a quella di Bologna del 1888 un Vecchio che fa le calze.
Gagliardi Giovanni*
GAGLIARDI GIOVANNI
Attivo a Roma fra il 1856 e il 1915
Nipote di Pietro, nel cui studio probabilmente formò il proprio stile tardoaccademico, fu impegnato nella decorazione di edifici sacri. Fra il 1856 e il 1869 collaborò con lo zio al restauro della chiesa romana di Sant’Agostino (Santi dell'ordine Agostiniano e Angeli) e nel 1878 realizzò il soffitto dell'oratorio del SS. Crocefisso. Nel 1889 sono ricordati la Resurrezione, la Madonna e Santi e il Presepio, eseguiti nella vicentina basilica di Monte Berico. Fu ancora attivo fino al 1915 in diverse chiese romane: con un linguaggio piano ed equilibrato decorò la cappella di San Patrizio nella chiesa di San Gioacchino in Prati (1891-1896); quindi dipinse a San Nicolò da Tolentino (San Silvestro con San Gregorio Illuminatore, 1908), al SS. Nome di Gesù (Sacra famiglia), a Santa Maria in Trastevere (Gesù Cristo) e a San Rocco (una pala nella cappella di Lourdes e un'altra raffigurante San Giuseppe e Gesù Bambino, 1912).
Gagliardi Giovanni*
GAGLIARDI GIOVANNI
? - Roma 1824
Fratello di Pietro, si formò nella romana Accademia di San Luca, perfezionandosi sotto la guida di G. Landi. Studiò il linguaggio classicista sui modelli di Raffaello e di Domenichino e diede le prime prove di stile nel Ritratto del padre e in una Sacra famiglia, lodata da A. Canova. Nel 1822 dipinse due tavole con la Vanità e la Carità, condotte con una pennellata larga e sciolta e con tinte ispirate al Cinquecento veneziano. La morte arrivò prematuramente, mentre era impegnato alla realizzazione di due opere: La Fornarina e Raffaello nell'atto di fare i disegni della Madonna di San Sisto e Torquato Tasso che legge la Gerusalemme Liberata a Leonora d'Este.
Gagliardi Agostino*
GAGLIARDI AGOSTINO
Attivo a Roma fra il 1858 e il 1868
Poche le notizie sull’attività di questo pittore, che nel 1858 eseguì una Conversione di S. Paolo per il Monastero di San Paolo a Toscanella (oggi Tuscania). Nel 1868 collaborò con P. Gagliardi alla decorazione della chiesa romana di Santa Maria Maddalena, dove si conserva anche una sua tela dello stesso anno, raffigurante S. Giuseppe.
Gabrielli Giulio*
GABRIELLI GIULIO
Ascoli Piceno 1832 -1910
Avviato agli studi di ingegneria, li abbandonò nel 1853 per raggiungere a Roma lo zio materno, il pittore F. Agricola. Attratto da indirizzi diversi, seguì con F. Podesti lo studio della figura e con A. Castelli quello del paesaggio: a questo genere si applicò poi con passione e sensibilità al vero. In contatto con N. Costa, nel 1859 soggiornò a Firenze e si avvicinò agli artisti del Caffè Michelangiolo. Studioso soprattutto di archeologia, dopo il ritorno ad Ascoli vi istituì la Pinacoteca (1861) e il Museo Archeologico (1868). In un soggiorno parigino del 1878 poté stringere amicizia con C. Corot. Non tralasciò mai di dipingere, fissando in quadri di piccolo formato a olio e ad acquerello le impressioni dei viaggi e gli scorci della città natale (Tempietto di S. Emidio Rosso, Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica).
Gabbiani Giuseppe*
GABBIANI GIUSEPPE
Barletta (Bari) 1862 - 1939
Indirizzato all'arte dal concittadino G. B. Calò e incoraggiato da G. De Nittis, studiò all’Accademia di Napoli, città dove si stabilì per un quinquennio, pur mantenendo i legami con la terra natale. Esordì nel 1884 all’E-sposizione Nazionale di Torino con Paese Margherita di Savoia, già Saline di Barletta (1883, Roma, Palazzo del Quirinale), di vago sapore naïf, e con Dopo il tramonto e Rada di Barletta (Barletta, Museo Civico). Dopo il 1890, influenzato da S. Postiglione di cui aveva frequentato assiduamente lo studio, avviò una pro-duzione di contenuto popolare, destinata a prendere il sopravvento sulle nitide e terse vedute pugliesi del primo periodo. Assiduo alle esposizioni, si avvalse dell'amicizia di altri artisti e in particolare di E. Dalbono per creare una cospicua raccolta di opere d'arte, donata poi al Museo Civico della sua città.
Furia Eugenio*
FURIA EUGENIO
Parma 1855 - dopo il 1896
Poche e frammentarie le notizie su questo artista, allievo di G. Carmignani all’Accademia di Belle Arti di Parma, che frequentò fra il 1870 e il 1877. Nel 1874 ottenne un riconoscimento per accedere alla classe superiore, probabilmente con Studio dal vero presso ponte Dattero, un'opera dalla stesura veloce e dalla ripartizione a piani orizzontali paralleli. Un disegno più definito e una composizione più mossa ha invece Una veduta dei bastioni a porta San Barnaba in Parma (Parma, Galleria Nazionale).
Fumagalli Bortolo*
FUMAGALLI BORTOLO
Bergamo 1781 - 1863
Allievo di D. Brignoli all’Accademia Carrara di Bergamo, fra il 1802 e il 1808 seguì i corsi dell’Accademia romana di San Luca, dove ebbe compagno P. Ronzoni, insieme al quale in seguito dipinse opere a quattro mani (Il cacciatore e la contadinella, 1814). A Roma visitò lo studio di V. Camuccini, conobbe F. Granet e frequentò G. Diotti, assorbendo gli elementi del Purismo romano che caratterizzarono le sue opere giovanili (Incoronazione della Vergine, Sombreno, Cappella Pesenti). Dopo il 1820, dipinse prevalentemente opere di piccole dimensioni di soggetto religioso e arcadico-mitologico (Apollo e Dafne, coll. privata).
Frulli Giovan Battista*
FRULLI GIOVAN BATTISTA
Bologna 1762 - 1837
Fu dapprima allievo dello zio, N. Toselli, e poi di U. Gandolfi, del quale seguì le lezioni presso l’Accademia Clementina di Bologna. Fortemente interessato allo studio dell’arte classica, si esercitò nelle copie della statuaria greca. Fu professore sia presso l’Accademia di Belle Arti sia presso l'Università di Bologna. Lavorò principalmente per la committenza aristocratica, eseguendo numerosi cicli di affreschi (fra gli altri nei Palazzi Gnudi ed Ercolani a Bologna). Eseguì anche pale d’altare (perdute) e numerosi ritratti (Due fanciulli, Imola, Pinacoteca Comunale; Due cherichetti, Bologna, Accademia di Belle Arti). Dipinse cinque monumenti sepolcrali nella Certosa di Bologna.
