Arienti Carlo *

ARIENTI CARLO
Arcore Brianza (Milano) 1801 - Bologna 1873
Trascorsa la prima giovinezza a Mantova, si trasferì a Milano dove fu allievo di L. Sabatelli e di M. Pacetti all'Accademia di Brera. Qui esordì nel 1823 con un Temistocle che chiede ospitalità e l’anno seguente espose Oreste che si palesa alla sorella Elettra.Tra il 1824 e il 1828 completò la propria formazione a Roma, dove si accostò alla pittura nazarena; al ritorno a Milano ottenne le prime committenze di prestigio (Maddalena penitente, esposta nel 1829, realizzata per la contessa Giulia Samoyloff). Figura preminente del Romanticismo storico milanese, ne svolse i temi più caratteristici presentandosi alle rassegne braidensi con opere di soggetto letterario: nel 1832 La morte di Barnabò Visconti e Ildegarda al verone, nel 1833 Beatrice di Tenda e Orombello e Ettore Fieramosca che si assenta da Ginevra; l’anno seguente la Morte di Giovanni Maria Visconti e II conte Alfonso Porro Schiaffinati in abito da cacciatore (coll. privata), opera con la quale proponeva un'originale interpretazione del canone purista. Nel 1843, dopo il successo del ritratto storico Amedeo VIII (Torino, basilica di Superga) fu nominato professore di pittura all'Accademia Albertina; al soggiorno torinese è da riferire anche la drammatica composizione del Barbarossa cacciato dal popolo durante l'assedio di Alessandria (Torino, Palazzo Reale). Nel 1853 inviava all’Esposizione dell'Accademia di Milano Gli angeli del Calvario, e nel 1855 partecipava all'Esposizione Universale di Parigi con La congiura dei Pazzi (1837). Nel 1859 si trasferì a Bologna, ove fu presidente della locale Accademia di Belle Arti fino al 1871. Qui portò a termine La barca di Caronte (Roma, Palazzo del Quirinale) e L'origine della lega lombarda (Roma, Camera dei Deputati), tele dipinte per la Villa Reale di San Michele in Bosco. La sua influenza fu importante per la formazione di E. Gamba, B. Giuliano, A. Gastaldi.


Ariassi Giuseppe *

ARIASSI GIUSEPPE
Brescia 1825 - 1906
Pittore accademico, aveva seguito a Milano i corsi di F. Hayez all’Accademia, e realizzò diverse pale d’altare e ritratti, cimentandosi anche nella tecnica dell'affresco. Sue pitture murali si trovano anche a Brescia, sulla facciata della chiesa dei Miracoli, in Palazzo Martinengo delle Palle e nel convento dei Filippini. Insieme a P. Vergine e T. Castellini fu conservatore della bresciana Pinacoteca Tosio Martinengo, alla quale dedicò lunghe cure per l'allestimento e la catalogazione. Il Museo del Risorgimento di Brescia conserva il Ritratto del Conte Martinengo e una Veduta della Porta di San Nazaro.


Ardy Giovanni *

ARDY GIOVANNI
Genova 1885 - Bainsizza (Gorizia) 1917
Dopo gli studi classici compiuti a Genova, fu avviato alla pittura prima da Mastro Eligio (A. R. Pintore), quindi a Torino da G. Grosso e infine ancora a Genova, all’Accademia Ligustica, che ne conserva ancora alcune opere. Nella sua fortunata camera artistica si dedicò prima al ritratto e poi, forse a seguito di un soggiorno nell'Italia centrale, a quadri di soggetto storico-allegorico, soprattutto con episodi medievali guerreschi (Sobborgo medievale, Genova Nervi, Galleria Civica d'Arte Moderna). Diversi premi gli vennero conferiti sia a Torino dall’Accademia Albertina sia a Genova (premio Brignole Sale). Fu anche carica turista e illustratore di libri, riviste e giornali. Partito per la prima guerra mondiale come volontario, cadde combattendo.


Ardy Bartolomeo *

ARDY BARTOLOMEO
Saluzzo (Cuneo) 1821 - Torino 1887
Studiò pittura a Ginevra con A. Calame, la cui influenza si coglie nei temi e nei tagli delle sue composizioni, caratterizzate da toni drammatico-scenografici ottenuti con sapienti effetti chiaroscurali. Dipinse vedute della Savoia, della Svizzera e del lago di Ginevra (1851-1852) cui presto si sostituirono le immagini della campagna romana, derivanti dal soggiorno a Roma tra il 1853 e il 1857 ca. Con questi motivi esordì nel 1854 alle Promotrici di Torino (Campagna romana) e di Genova (Il lago delle Ninfe, Un tramonto a Roma, Una fontana a Cervara), e che ricorreranno più di frequente nella sua lunga attività espositiva: fra le altre ricorderemo la sua presenza alle mostre di Milano nel 1859 (Un oliveto con campo di frumento presso Albano, Le paludi di Ostia), a Firenze nel 1861 (Una giornata d'inverno nella Campagna romana) e nel 1867 (Un bosco con fauni), a Parma nel 1870 (La solitudine, Torino, Accademia Albertina), a Napoli nel 1877 (Porta Pia), a Torino, dove fu assiduo per oltre trent'anni (Gli acquedotti di Claudio, 1860; Il mattino nell'Italia meridionale, 1861, Torino, Avvocatura dello Stato; Un bosco nella Romagna, 1863; Un mattino a Fenestrelle, 1867; Valle della ninfa Egeria, 1871). Come incisore collaborò alla rivista L'Arte in Italia e agli albi della società l"Acquaforte' con soggetti spesso tratti dai suoi stessi dipinti. Dal 1865 economo dell’Accademia Albertina, vi frequentò il corso di pittura su maiolica per dedicarsi, dai primi anni '70, quasi interamente a questa tecnica, traducendovi i temi consueti alla sua passata produzione: con queste opere, e con qualche studio a olio, fu presente alle esposizioni torinesi fino al 1881. Nel 1883, alla morte di G. Devers, ereditava la direzione della scuola di pittura industriale all’Albertina.