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I lombardi hanno un vantaggio: la Rete dell’800

La sede della Rete dell’800 Lombardo presso la Fondazione Accademia Carrara di Bergamo Foto tratta da Wikipedia

 

di Elisabetta Matteucci, da Il Giornale dell'Arte, 13  giugno 2024

 

Un sodalizio di istituzioni museali si impegna ogni anno nell’accrescimento dei propri partner e conta 18 realtà distribuite sul territorio regionale, coordinato da Fondazione Brescia Musei

La Rete dell’800 Lombardo riunisce istituzioni che riconoscono il proprio tratto identitario comune nel patrimonio artistico e culturale del XIX secolo in Lombardia, testimoniando con le loro collezioni la ricchezza, la molteplicità e la complessità di quell’epoca. Nata nel 2004, la Rete si è ricostituita nel 2019 grazie al supporto di Regione Lombardia con l’intento di valorizzare e promuovere luoghi e raccolte legati a vario titolo alla cultura ottocentesca.

La Rete intende sviluppare progetti di studio, ricerca, valorizzazione e divulgazione allo scopo di offrire e garantire una migliore offerta culturale attraverso strumenti integrati di guida al territorio. Il sodalizio di istituzioni museali si impegna ogni anno nell’accrescimento dei propri partner e attualmente conta al suo interno ben 18 realtà distribuite sul territorio regionale, coordinato da Fondazione Brescia Musei, eletto ente capofila nel 2021: Accademia Carrara (Bergamo); Ateneo di Brescia-Palazzo TosioMuseo del Risorgimento Leonessa d’Italia e Pinacoteca Tosio Martinengo (Brescia); Museo Diotti (Casalmaggiore); Museo Ala Ponzone (Cremona); Accademia Tadini (Lovere); Accademia di Belle Arti di BreraGalleria d’Arte Moderna di MilanoMuseo del Risorgimento di MilanoMuseo Bagatti Valsecchi e Museo Poldi Pezzoli (Milano); Castello Bonoris e Museo Lechi (Montichiari); Musei Civici di MonzaMusei Civici di PaviaVilla CarlottaMuseo e Giardino botanico (Tremezzina); Villa Monastero (Varenna).

La Rete dell’800 Lombardo è frutto della consapevolezza di quanto sia ampio il panorama che da quel secolo affiora ancora oggi sotto il tessuto della Lombardia moderna. Nel rispetto dell’autonomia di ognuno, le realtà culturali aderenti si impegnano alla promozione reciproca attraverso la valorizzazione delle singole identità e delle relative collezioni. Per raggiungere questo scopo viene promossa l’elaborazione di progetti di studio e di ricerca comuni che individuino e valorizzino gli intrecci tematici e le diversità; l’organizzazione di seminari, esposizioni, convegni; l’ideazione di itinerari di visita volti all’allargamento delle fasce di pubblico e alla loro fidelizzazione, con particolare attenzione alle scuole; la valorizzazione del patrimonio documentario e degli archivi storici.

Precipua finalità è quella di rendere accessibile il patrimonio, le competenze e le risorse a un pubblico sempre più ampio e diversificato. Nel 2022 il sito è stato arricchito da una sezione Educational, esito del progetto «Due secoli di Rete: I Musei dell’800 lombardo dai carteggi al digitale», finanziato da Regione Lombardia. Online è fruibile un catalogo comprendente oltre 500 opere, corredate di dati tecnici, commenti critici e approfondimenti, oltre a fotografie in alta definizione: uno strumento funzionale alla preparazione e organizzazione della visita, come pure allo studio e alla ricerca. Attraverso i canali social Facebook e Instagram vengono pubblicizzati sia i progetti comuni, sia le iniziative maturate in seno alle singole realtà museali. Tra le iniziative in programma quest’anno vi sono: la III edizione del «Weekend della Rete» (21-22 settembre), una proposta che prevede la realizzazione di un palinsesto di attività condivise tra i partner aderenti; e la Giornata di Studi del 22 ottobre presso il Museo Poldi Pezzoli, intitolata «Le arti applicate in Lombardia nell’Ottocento: artisti, collezionisti, esposizioni e musei».

 


Benvenuti in casa nostra (è la casa dell’Ottocento)

Una sala del Museo dell’Ottocento aperto a Pescara nel 2021

 

 

di Elisabetta Matteucci su Il Giornale dell'Arte, 24 aprile  2024

 

In una palazzina liberty a Pescara è possibile visitare la raccolta di Venceslao Di Persio e Rosanna Pallotta: 260 opere del XIX secolo su tre piani, in un allestimento intimo e familiare

 

Con appassionata caparbietà e con spirito filantropico, Venceslao Di Persio, costruttore affermato e la moglie Rosanna Pallotta, illuminato medico e docente universitario, hanno dato vita nel settembre del 2021 a un progetto culturale che possiamo definire grandioso. Nella natia Pescara, in un’elegante palazzina liberty in viale D’Annunzio, già sede della Banca d’Italia, ci offrono il loro Museo dell’Ottocento. Una struttura che accoglie la collezione, frutto della condivisione della passione per la pittura italiana e francese nonché per la scultura del XIX secolo. Tale progetto, proiezione della comune sensibilità e dell’armoniosa concordanza dei due coniugi su scelte, gusti e indirizzi, è divenuto sempre più ambizioso e da due anni, grazie anche alla gestione della Fondazione Di Persio-Pallotta viene offerto al pubblico.

Quando è sorta l’idea di dare vita al museo? Per meglio dire, quale ragione vi ha spinto a trasferire la raccolta da un ambito familiare e domestico a una dimensione pubblica?
L’idea è nata nel momento stesso in cui abbiamo cominciato a collezionare opere d’arte. Non le abbiamo mai ritenute soltanto di nostra proprietà: appartengono alla storia dell’arte, quindi a tutti noi. Noi le custodiamo temporaneamente, curandole al meglio, anche da un punto di vista conservativo, e dando loro una casa. E la casa migliore che si possa dare a un’opera d’arte è certamente un museo.

La vostra collezione, costituita da oltre 260 opere e suddivisa in tre piani, è allestita in 15 sale espositive a cui sono collegate una sala studio, una biblioteca, una sala conferenze e la foresteria. Quali criteri avete adottato per l’elaborazione del progetto di allestimento?
Il criterio principale è stato quello della ricerca di armonia. Le cornici, gli arredi, i colori delle pareti e le luci dialogano con i dipinti senza che mai uno prevalga sull’altro, facilitando così il contatto tra il visitatore e l’opera d’arte. Un altro aspetto importante è quello della dimensione domestica: abbiamo voluto ricreare un’atmosfera intima e familiare, che metta a proprio agio ogni visitatore e lo faccia sentire come a casa. Del resto, le opere d’arte esposte nel museo vengono tutte dalla nostra casa.

Voi documentate con grande respiro la complessità della pittura meridionale dell’Ottocento a partire dagli esponenti del vedutismo internazionale sino al dialogo intercorso tra i pittori italiani e francesi con un focus specifico sui protagonisti dell’École di Barbizon come Courbet, Rousseau, Daubigny e Troyon. Per quale motivo questo specifico filone della pittura dell’Ottocento vi ha particolarmente appassionato?
Le connessioni tra la pittura italiana e quella francese sono, nell’Ottocento, ben più profonde di quanto si possa pensare. Lo sottolineano gli studi recenti, ma rimane un terreno ancora tutto da indagare. La Francia, soprattutto a partire dalla metà del XIX secolo, è stata un punto di riferimento imprescindibile per i nostri artisti, in particolare per i paesaggisti, ma anche per la pittura di figura. La spinta innovativa di artisti come quelli da lei citati è stata immediatamente colta da personalità di primo piano quali Filippo Palizzi e Domenico Morelli, solo per menzionare due dei più importanti, i quali si impegnarono a diffonderla in Italia con un’interpretazione personale, mediterranea. Un fenomeno, questo, che ha influito profondamente anche sulle generazioni successive.

Ci sono prestiti dalla vostra collezione anche nella grande rassegna monografica su Théodore Rousseau, «La voce della foresta», in corso al Petit Palais di Parigi?
Purtroppo no, probabilmente perché il nostro è un museo «giovane» ed è naturale che molti studiosi non ne siano ancora a conoscenza. Molte opere delle quali fino a due anni fa si ignorava del tutto l’ubicazione sono qui da noi, a Pescara! Un esempio risale all’inverno 2022 quando il Musée d’Orsay ha dedicato una mostra a Rosa Bonheur, pittrice rappresentata nella nostra collezione da «L’attelage» e «Les muletiers». Di quest’ultima, il museo francese aveva esposto un’incisione d’après, conservata presso la National Gallery di Londra, indicando nella didascalia «ubicazione dell’originale ignota». Ora sono frequenti le richieste di prestito che ci arrivano da ogni parte del mondo, ma le accordiamo solo a progetti ben strutturati e in sedi di prestigio che le possano valorizzare come meritano.

C’è un’opera dalla quale non potreste mai separarvi?
Davvero impossibile scegliere. Sembrerà retorico, ma è così: sono tutte come figli. Li abbiamo accuditi a lungo in casa, e anche ora che hanno la loro autonomia nel museo non riusciremmo mai a lasciarli andare! Se invece ci chiede qual è l’opera a cui siamo più legati, per quanto anche qui la scelta sia complicatissima, diremmo «Verità» di Antonio Mancini, un capolavoro che emoziona ogni volta che lo si ha davanti.

 

Pensate che l’arte possa rendere migliore la vita delle persone?
L’arte ha dato un senso speciale alla nostra vita: non solo la migliora, ma la eleva. Come si fa a vivere senza?


I 150 anni dell'Impressionismo anche a Padova

«Ninfee» di Claude Monet © Musée Marmottan Monet, Parigi. Lascito Michel Monet, 1966. Inv. 5098

 

 

di Elisabetta Matteucci, da Il giornale dell'arte, 10 aprile 2024

 

Palazzo Altinate-San Gaetano ospita fino al 14 luglio la mostra «Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi», dove gran parte delle opere esposte, oltre cinquanta, provengono dal museo francese detentore a livello mondiale della maggiore collezione di dipinti del pittore (1840-1926). Il centro culturale padovano non ha perso l’occasione di aderire alle celebrazioni indette per i 150 anni della nascita del movimento impressionista, partecipando all’ambizioso programma di promozione internazionale portato avanti dal museo francese già proprietario di un importante nucleo di tele grazie al lascito di Victorine, figlia del medico Georges de Bellio, uno dei primi sostenitori di Monet.

Promossa dal comune di Padova, prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet, la rassegna è curata da Sylvie Carlier, curatrice generale e conservatrice del museo parigino, e da Marianne Mathieu e Aurélie Gavoille. Celebri dipinti come «Il treno nella neve.

La locomotiva», «Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon», «Londra. Parlamento. Riflessi sul Tamigi», «Ninfee» e «Glicini» sono distribuiti in una sorta di viatico iconografico suddiviso in sei sezioni tematiche tese a illustrare le tappe più significative della vicenda umana e professionale del pittore impressionista: dalla nascita nel 1966 del Musée Marmottan Monet, con la nuova intitolazione successiva alla donazione effettuata dal figlio del pittore, Michel, al tentativo di riuscire a catturare la luce, dalla pratica del plein air, con il trasferimento nel 1883 a Giverny dove prendono vita i monumentali cicli decorativi dedicati a partire dal 1914 al giardino acquatico, sino alla produzione dal carattere quasi astratto a causa del peggioramento della vista.


Un artista a metà tra sentimento lirico e coscienza green

«Sortie de forêt à Fontainebleau. Soleil couchant» (1850 circa) di Théodore Rousseau, Parigi, Musée du Louvre (particolare)

 

 

di Elisabetta Matteucci, su Il Giornale dell'arte, 1 marzo 2024

 

 

A due anni dalla nomina quale direttrice del Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, Annick Lemoine persegue nell’intento di promuovere il patrimonio culturale nazionale curando una monografica dedicata ad uno dei protagonisti della Scuola di Fontainebleau. La mostra Theodore Rousseau. La Voix de la forêt, organizzata con il sostegno eccezionale del Musée du Louvre e del Musée d'Orsay, in corso dal 5 marzo al 7 luglio, intende indagare il percorso romantico e al tempo stesso realista di colui che alla metà del XIX secolo svolse in Francia un ruolo fondamentale nella creazione di una nuova scuola di pittura di paesaggio, aprendo la strada all'Impressionismo.

 

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Il mondo dell'arte tra mercato e collezionismo. Carlo Sisi intervista Elisabetta Palminteri Matteucci.

Il mondo dell'arte tra mercato e collezionismo.

Carlo Sisi intervista Elisabetta Palminteri Matteucci.

Guarda il video: https://youtu.be/TDpkud5dw1w

 

 

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Giovanni Fattori, una grande mostra alla Gam di Torino

https://www.lastampa.it/torino/appuntamenti/2021/10/04/news/giovanni-fattori-una-grande-mostra-alla-gam-di-torino-1.40772450

https://www.lastampa.it/torino/appuntamenti/2021/10/04/news/giovanni-fattori-una-grande-mostra-alla-gam-di-torino-1.40772450

da: La Stampa - Torino, 4 ottobre 2021

Una importante retrospettiva con oltre 60 capolavori dell'artista livornese dal 14 ottobre al 20 marzo 2022La Gam - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospita per la prima volta nei suoi spazi una grande retrospettiva dedicata all'opera di Giovanni Fattori (Livorno 1825- Firenze 1908), uno dei maestri assoluti dell'Ottocento italiano che seppe interpretare in modo originale e innovativo tanto i temi delle grandi battaglie risorgimentali quanto i soggetti legati alla vita dei campi e al paesaggio rurale a cui seppe infondere, analogamente ai ritratti, nuova dignità e solennità.

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Futuro della cultura: diamoci da fare

 di Pierluigi Battista, da Corriere della Sera, lunedi 30 marzo 2020

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Il quotidiano si tinge di sacro

di Fernando Mazzocca, da Artedossier, novembre 2018

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Tutti gli italiani si diedero alla "Macchia"

 di Cristina Acidini, da Il Sole 24 Ore, 21 ottobre 2018

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