Discanno Geremia*
DISCANNO GEREMIA
Barletta (Bari) 1839 - Napoli 1907
La prima opera nota dell’artista, il Torneo di Re Manfredi (1859, Bari, Pinacoteca Provinciale, copia del sipario di M. De Napoli per il teatro Puccini) attesta grazie alla firma l’identità del giovane, figlio di Gennaro, che era pittore di ritratti e immagini sacre. Studiò all'Accademia di Belle Arti di Napoli dal 1859 al 1865, negli stessi anni di alunnato di G. De Nittis. Nel 1866, grazie al sussidio della Provincia poté recarsi per il perfezionamento a Firenze. Le opere inviate alle Promotrici di Napoli, dove aveva esordito nel 1862 (1864, Marina e Rive della Melfi-vicinanze di Cassino, quest’ultimo a Napoli, Museo di Capodimonte; 1866, L'aratro, Vicinanze di Firenze), e poi a Torino e a Firenze (1867, Sponde dell'Arno, Studio dal vero, La pioggia) rivelavano una spiccata predilezione per i soggetti paesaggistici, dai titoli a volte singolarmente affini a quelli del suo conterraneo De Nittis (Motivo negli Appennini, esposto a Torino nel 1867). Come quest'ultimo, anche Discanno trovò fonte di ispirazione nei luoghi d'origine. Dal 1876, per l'amministrazione degli scavi di Pompei, eseguì copie di affreschi e rilievi delle nuove scoperte, collaborando anche alle pubblicazioni sul tema (F. F. Niccolini, 1854-1896). Tale attività sollecitò nell’artista l’interesse per i soggetti neo-pompeiani, che da quel momento si affiancarono ai paesaggi e alle scene di genere. In stile pompeiano realizzò anche decorazioni d’interni: fra le altre, alcune sale dell’albergo Vesuvio (1879-1880, perdute) e del Museo Nazionale di Napoli, la sala Consiliare del Municipio di Resina, gli uffici della direzione degli scavi di Pompei, alcuni ambienti della villa De Prisco a Boscoreale. Lavorò a Parigi, per una sala del Museo dell'Opéra (Festa a Pompei), e a Corfù, nell'Achilleion, per l'appartamento di Elisabetta d'Austria (1888- 1891). Il figlio Vittorio (1882 - ?) seguì le orme del padre nella pittura di paesaggio presentando alle mostre napoletane di inizio secolo marine e vedute (1906, Scogli sulla marina di Portici e Impressioni malinconiche).
Dionigi Candidi Marianna*
DIONIGI CANDIDI MARIANNA
Roma 1756 - Civita Lavinia (Roma) 1826
Letterata e musicista, si formò come pittrice sotto la guida del paesaggista C. Labruzzi. Amica dell’archeologo E. Q. Visconti, partecipò di quel gusto erudito e antichizzante, che la indusse a mettere a punto e ad applicare nelle proprie opere una tecnica simile all'encausto, ottenuto con un particolare uso della tempera. Nei Precetti elementari sulla pittura di paese (Roma, 1816) dichiarò la propria opposizione all'estetica neoclassica, nella quale il paesaggio era considerato secondario rispetto alla figura umana. Nelle opere, peraltro, la precisione del disegno, la nitidezza del dettaglio e la luce chiara e diffusa sono di derivazione neoclassica: come nei tre paesaggi della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (Paesaggio- L'Aniene nei pressi di Tivoli, del 1798, Campagna romana e Paesaggio, entrambi del 1800), rea-lizzati su uno schema compositivo di derivazione secentesca, con una quinta arborea in primo piano e uno sfondo che declina dolcemente per piani e gradazioni atmosferiche successive.
Dini Perolo Pasquale*
DINI PEROLO PASQUALE
Novi Ligure (Alessandria) 1867 - Verona 1922
Studiò all’Accademia Ligustica di Genova e in seguito all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di G. Fattori, che influenzò la sua primissima produzione. Dopo una breve adesione al Divisionismo (Ritratto di Carlo Peloso, 1890 ca., Novi Ligure, Pinacoteca Peloso), trasferitosi a Intra sul lago Maggiore, si lasciò sedurre dai modi di D. Ranzoni, del quale sperimentò gli esiti in quadri di paesaggio e di genere.
Di Giovanni Giuseppe*
DI GIUSEPPE SALVATORE
Teramo 1852 - 1930
Allievo di G. Della Monica nella sua città natale e poi, a Napoli, di D. Morelli, dipinse ritratti (Ritratto di Lucrezia Montani, Teramo, Museo Civico), studi dal vero (Tre studi, esposti a Napoli nel 1876) e scene di genere(Povera Nina! e Lezioni di pianoforte esposti a Torino nel 1884). Tornato a Teramo, descrisse i luoghi natii, realizzando fra l’altro alcuni acquerelli dotati di una percezione rapida e frammentata, databili agli ultimi due decenni del secolo (coll. Banca Popolare dell’Adriatico). Fu presente alle mostre di Napoli (1875, 1877, 1895, Dolenti note e La sosta) e di Palermo (1892).
Di Giovanni Giuseppe*
DI GIOVANNI GIUSEPPE
Palermo 1814 (o 1817) - 1898
Negli anni '50 lasciò in area palermitana opere a fresco e quadri di tema allegorico (Cerere che insegna ed introduce l'agricoltura in Sicilia, 1852, Palazzo Tasca, Palermo) e religioso (San Basilio, 1856, chiesa greca di Palazzo Adriano). Nel 1855 si trasferì a Roma alla scuola di L. Persico, divenendo socio corrispondente dell’Accademia di Napoli. Protetto dal conte L. Tasca d’Almerita, operò a più riprese nel suo palazzo (per la “stanza gotica”: quattro tempere con episodi delle vite di re normanni e aragonesi). All’Esposizione di Firenze del 1861 fu presente con ritratti (Giovanni Lega, Giovacchino Costa, Contessa Tolomei Ricci) e quadri di soggetto religioso. Altre tele lasciò nelle chiese siciliane di Mussomeli (Sant'Eligio, 1863, chiesa di Sant’Antonio) e Alcamo (1889-1890, chiesa della Pia Opera Pastore).
Di Giambattista (De Giambattista) Luigi*
DI GIAMBATTISTA (DE GIAMBATTISTA) LUIGI
Attivo a Napoli fra il 1845 e il 1883
Scarsamente documentato, l'artista compare una prima volta fra gli allievi dell’Accademia che nel 1845 esponevano i loro saggi alla Biennale Borbonica (Paesaggio di composizione). Dopo un probabile soggiorno romano, si ripresentò alle mostre napoletane del 1855 e del 1859 con altre vedute (1855, Il pellegrinaggio di S. Francesco da Paola coi suoi genitori in Assisi, Roma, Loreto, Studio dei Cappuccini di Albano in Roma e Studio delle Sile in Calabria; 1859, Il giardino di Armida). Dal 1879 espose a Napoli (Ricordi delle campagne in vicinanza di Napoli), a Torino (1880, L'autunno nel Mezzogiorno d'Italia) e a Roma (1883, L'ottobre alle falde del Vesuvio).
Di Garbo Mariano*
DI GARBO MARIANO
Castelbuono (Palermo) 1783 - 1836
Appresa l'arte dal padre pittore, si avviò alla pittura sacra in forme neoclassiche. Lavorò nel paese d’origine, nella bottega paterna, realizzando opere per diverse località delle Madonie, come per le chiese di Castelbuono (San Michele arcangelo, Duomo; Deposizione, copia da Rubens, nella cappella di Sant’Anna nel Castello) e di San Mauro di Castelverde (San Mauro Abate, nella chiesa omonima).
Dies Cesare*
DIES CESARE
Roma 1830 - dopo il 1889
Dal padre Luigi, incisore di gemme, e dal fratello Giuseppe, mosaicista, ricevette i primi insegnamenti. Frequentò a Roma i corsi dell'Accademia di San Luca e lo studio di T. Minardi, con Il quale strinse un lungo sodalizio che lo vide realizzare tele disegnate dal maestro (S. Filippo Benizzi, 1854 ca., nell’omonima chiesa romana; SS. Maria Immacolata, 1855 ca., per la nuova chiesa di Anzio; Santa Sinforosa circondata dai suoi sette figli si rifiuta di sacrificare agli dei, 1861, per la chiesa di San Vincenzo a Tivoli). La formazione accademico-purista è evidente in S. Paolo in casa di San Giacomo in Gerusalemme per la basilica romana di San Paolo fuori le Mura. Partecipò alle esposizioni con soggetti di diversa ispirazione, come un episodio del secondo canto dell’ Inferno dantesco presentato a Firenze nel 1861 o il Disinganno e i due acquerelli con Costumi inviati nel 1871 alla romana Società degli Amatori e Cultori. Ancora con opere ad acquerello, tecnica alla quale si era dedicato dal 1863, prese parte nel 1869 alla mostra della Royal Academy di Londra. Il S. Gregorio Magno che invia apostoli a convertire l'Inghilterra, per la chiesa romana di San Giorgio Maggiore (1889), è l’ultima opera nota.
Di Brazzà Di Savorgnan Ludovico*
DI BRAZZA’ DI SAVORGNAN LUDOVICO
Roma 1843 - dopo il 1900
Si dedicò alla pittura da dilettante e dal 1874 svolse anche l'attività di architetto. Eseguì vedute della campagna romana, a olio e ad acquerello. Nel 1875 entrò a far parte dell’Associazione degli Acquarellisti, con la quale espose nel 1881 e nel 1883. Nel 1881 fu presente anche a Venezia (Tempesta nella Vallata di Riccio) e a Milano (Canale della Giudecca, Strada a Terracina, Teresina). Nel 1883 partecipò all’Esposizione di Roma e nel 1897 fu presente alla Biennale di Venezia (Dimenticati dal vandalismo).
Diagonà Spiridione*
DIAGONÀ SPIRIDIONE
Attivo a Venezia nella prima metà del XIX secolo
Attivo nei primi anni del secolo, della sua produzione, trascurata dalla storiografia, si ha un esempio nella pala con Cristo e Pietro per la chiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia, eseguita nel 1808, dove affiorano suggestioni neocinquecentesche interpretate con delicato cromatismo e sicure qualità disegnative.
